Intervista al Commissario Ansaldi della Mobile di Monteverde

Oggi abbiamo l’onore di avere come ospite il Commissario Ansaldi, della mobile di Monteverde, Roma. Inutile dirLe quanto sia emozionata di incontrarLa e di farLe questa intervista!

Intervista n. 266

La prima domanda è d’obbligo. Cosa l’ha spinta ad entrare in polizia?

Mi ha spinto il sentirmi un cittadino del mondo e di abbracciare dei valori universali come la giustizia, la solidarietà e l’empatia per le persone. Molto spesso le persone dimenticano quante azioni compia la polizia, soprattutto nel sociale, per difendere i più deboli e le fasce più disagiate. Sono entrato in Polizia per quello.

 

Quali sono le doti che secondo Lei un buon poliziotto dovrebbe avere?

Tanta umanità, un buon intuito e tanta pazienza.

 

Quali di queste Lei ha visto da subito negli uomini e nelle donne della Sua squadra?

In tutti ovviamente, poi chi più chi meno. Eugénie, per esempio, ha un intuito spiccato che magari Di Chiara e Leoncini non hanno, però i Ringo Boy’s posseggono quella pazienza che spesso al vice ispettore sfugge. 

 

Se dovesse scegliere un aggettivo per ognuno di loro, sarebbe?

Eugénie: lacerata

Caldara: meticoloso

Di Chiara: bambacione

Leoncini: serio

Alerami: ardente

 

Le Sue più grandi paure?

Di morire solo e di guardarmi allo specchio negli ultimi istanti di vita e pensare quanto tempo abbia sprecato per paura della paura stessa. Di sopravvivere e non di vivere nel quotidiano.

 

Se potesse eliminarne una, quale sarebbe?

Ovviamente la solitudine.

 

In cosa si rifugia il Commissario Ansaldi durante e dopo i casi spesso efferati che segue?

Nei miei amati quadrati e pittori del 900. Senza l’Arte non saprei dove sbattere la testa. Rappresenta la mia oasi di felicità e la mia ancora di salvezza. Mi fanno credere ancora nell’Umanità e nel Bello.

 

Qual è il segreto che fa essere la squadra di Monteverde così unita e soprattutto vincente?

Essere uniti, remare nella stessa direzione, ammettendo gli sbagli, le paura e tutto ciò che ci rappresenta, ovvero la fragilità. Siamo umani, pertanto fragili ma non dobbiamo mai perdere la nostra umanità. Siamo delfini in mezzo ai pescecani, presi singolarmente non ce la potremmo fare, ma insieme, possiamo. L’importante non è non cadere mai, bensì rialzarsi dopo ogni caduta.

 

Se non avesse scelto di fare il poliziotto, chi sarebbe oggi?

Forse un insegnante delle elementari. 

 

Un difetto e un pregio di Roma

Eterna e complicata.

 

Il sogno nel cassetto del Commissario Ansaldi

Essere felice.

 

Intervista di Cristina Costa

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