
INCOMPLETEZZA. Una storia di Kurt Godel, di Deborah Gambetta (Ponte alle Grazie – marzo 2024)

Incompletezza, la storia di Kurt Godel (Ponte delle Grazie) è un libro che va letto anche per chi considera la matematica un’invenzione perversa di pochi eletti a svantaggio della maggior parte della popolazione che dopo le quattro operazioni a due cifre passa alla calcolatrice. Per esempio, io.
Perché invece è un libro di un’ossessione d’amore nata da un disordine di vita ed esplode in una ricerca meticolosa della verità ultima, del senso di tutto, del filo che porta alla pace.
Il teorema di Gödel, da cui il titolo, introduce al concetto devastante che seppur tutte le proposizioni dimostrabili sono anche vere, resteranno al contrario sempre delle proposizioni vere ma indimostrabili. Le macchine di dimostrazione sono sempre finite, mentre la verità matematica è infinita.
Detto in modo molto banale, la scienza sarà sempre un insieme minore rispetto all’universo di oggetti che essa descrive. Non riusciremo mai a far coincidere il sapere con il mondo (o ridurre il mondo al nostro sapere) né a far coincidere all’infinito dimostrabilità e verità. Ci sarà sempre un resto di proposizioni vere e indimostrabili.
E in questo è la meraviglia dell’essere umano, siamo intuitivi e semantici.
Possiamo arrivare alla verità e non poterla dimostrare.
Possiamo sapere di sbagliare e continuare nell’errore.
Possiamo essere impregnati della logica più fine e pura e seguirne poi le figlie mostruose come la paranoia e l’ipocondria.
Possiamo amare il vero e scegliere il buio che ci attira irresistibilmente verso la negazione di quel vero.
Possiamo distruggerci nella comprensione e risorgere seguendo un richiamo che non comprendiamo.
Non so se la matematica sia il linguaggio che Dio ha usato per creare il mondo. Non so neanche se sia invece un’invenzione dell’uomo per modellarlo e definire di conseguenza Dio.
Ma so abbastanza della complessità umana e della sua tensione all’ordine e al senso.
Il libro di Deborah va letto perché senza sofferenza e attrito, senza un esilio dal mondo, non c’è narrazione vera e dimostrabile nella sua verità universale.
Recensione di Olivia Ninotti
Presente nei 12 finalisti al premio Strega 2025
1 Trackback / Pingback