IL TEMPO MIGLIORE DELLA NOSTRA VITA, di Antonio Scurati (Bompiani)
Può destare stupore sentir definire così il ventennio fascista, ma se vado col pensiero a frasi sentite da persone che vissero in quegli anni la loro giovinezza ricordo frasi come.
“Non c’era delinquenza in giro” “l treni arrivavano puntuali” e così via.
Parlavano della loro giovinezza, credendo di parlare di politica.
Oggi naturalmente le conoscenze le abbiamo dai libri di storia, però devo dire che nonostante questo o forse proprio per questo ho letto con avidità questo libro.
È il mio primo romanzo di questo autore: scrive benissimo!
Con la sua prosa elegante ed appropriata, senza inutili effetti retorici, riesce a rendere la grandezza tragica dei tempi attraverso le vicende di tre famiglie che ebbero in comune la sorte di fare i conti col regime fascista.
Questa narrazione ha il respiro della saga famigliare, del romanzo storico, dell’epopea.
Troviamo all’inizio Leone Ginzburg, 25enne professore universitario, sul punto di rifiutarsi di firmare il giuramento di fedeltà al fascismo.
È l’8 gennaio 1934.
Spezzò così la sua carriera, con fermezza e senza clamori.
Il clamore però veniva da fuori, nelle parate, nelle marce con moschetto e camicia nera, attraverso la retorica del “carattere forgiato nei secoli”.
Attorno alla figura di Leone Ginzburg è imperniato il libro: la storia di un giusto, di famiglia ebrea benestante, che da Odessa si era trasferito con la madre a Torino.
Ragazzo precoce e carismatico, antifascista viscerale già ai tempi della scuola dove ebbe tra i compagni Pavese e Bobbio.
Imprigionato dopo quel NO, condannato alla libertà vigilata per anni, riuscì comunque a sposare quella Natalia che avrebbe anni dopo
scritto ” lessico famigliare”.
Riuscì, sotto falso nome, a fondare la casa ed. Einaudi e a seguirla sino alla fine.
Un tranquillo lottatore che mantenne la sua posizione senza ricorrere mai alle armi.
Per rendere di più vasto respiro il clima dei tempi, Scurati affianca alle vicende dei Ginzburg quelle degli Scurati e dei Ferreri, sulla quale ho un po’ sorvolato avendomi meno coinvolto.
Nonostante l’autore non si soffermi troppo sull’introspezione dei sentimenti – vedi il rapporto con Natalia – e si limiti alla ricostruzione dei fatti attraverso quanto attestato dai loro scritti e da testimonianze, il lettore si ritrova a leggere un romanzo appassionato e commovente, trovando sapientemente fuse le vicende personali con la grande Storia.
Bella l’amicizia con Pavese, interessante il confronto fra due caratteri opposti.
Anche chi ne sa sull’argomento, scoprirà ancora dettagli nuovi e sorprendenti.
Premettendo di affermare uno sproposito, Scurati conclude che ha un senso far rivivere quel tempo di tragiche follie e di grandi scelte perché quelli come lui, come noi, indegni esemplari di quell’ avvenire per cui si era lottato, quell ‘avvenire ” facile e lieto” in cui Natalia Ginzburg sperava (e’ sua l’espressione che da il titolo al libro) , ci troviamo sul divano imbevuti di cronaca, non di storia, non avendo bisogno di grandi ideali per cui lottare.
Ma, dice l’ autore, c’eravamo anche noi in quelle storie perché c’erano i nostri anziani, persone dalla vita comune ed insignificante eppur degni di essere menzionati accanto a Leone Ginzburg.
Per tutti loro la memoria conservata in un racconto e’ l’ unica forma di sopravvivenza…
Recensione di Ornella Panaro
IL TEMPO MIGLIORE DELLA NOSTRA VITA Antonio Scurati
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