
La storia patria raccontata seguendo per cinquant’anni le vicende di una famiglia di contadini nella Romagna, si parte alle soglie del ‘900 e si arriva nel dopoguerra della rinascita democratica.
L’associazionismo socialista, le prime lotte per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici, quelle contro gli agrari, più che imprenditori, schiavisti. I contrasti intestini ai sindacati, le divisioni alle soglie del primo conflitto mondiale, la fascinazione della nuova ideologia fascista, la clandestinità dei resistenti e il duro e lento affermarsi di istanze di libertà mai davvero concretizzato; tutto in questo commovente affresco popolare concorre alla costruzione di una narrazione intensamente politica con sconfinamenti da romanzo di avventura.
Tutto è avvenuto nel raggio di pochi chilometri da casa mia, con citazioni di persone che venivano ricordate in famiglia, in strade che percorro ancora in città; tutto ha il sapore di un monito e il gusto che lascia passa dalla rabbia alla riconoscenza.
Un abbraccio postumo a Valerio Evangelisti, per far sì che ci si ricordi ancora e ancora della sua letteratura e del suo impegno.
Giuseppe Di Giacobbe
(Mondadori)


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