IL RE DELLA PIOGGIA, di Saul Bellow
Si racconta che una volta un islandese si fosse rifugiato nell’Africa equatoriale per sfuggire alla Natura e per capire il senso della vita; l’operetta di leopardiana memoria termina con l’arrivo di due leoni che sbranano il malcapitato.
Ricominciamo: c’era una volta un ricco americano cinquantacinquenne che decide di rifugiarsi nell’Africa nera per poter ritrovare se stesso e il senso della vita; anche in questo caso compaiono due leoni, ma se volete sapere cosa avviene scopritelo da soli leggendo questo romanzo di Saul Bellow, che è una sorta di romanzo di formazione per un uomo già formato, potremmo quindi definirlo di “ri-formazione”.
Henderson è un uomo che nella vita ha praticamente avuto tutto: ricchezza, medaglie al valore militare, donne; eppure è insoddisfatto, avverte un forte desiderio interno che lentamente lo consuma e lo spinge a “volere” di continuo senza sapere esattamente cosa; si sente un disadattato, uno “sradicato dalla vita”, un uomo che giace sepolto in sé stesso e ha bisogno di qualcuno che tiri fuori la sua Essenza repressa dall’omologazione della società borghese americana del tempo, diventa così un viaggiatore alla ricerca di sé stesso nel cuore dell’Africa nera.
Henderson rappresenta l’inquietudine tipica dell’uomo novecentesco, è il simbolo della società americana che gli dà tutto quello che è necessario per affermarsi ma che non riempie i suoi vuoti interiori; è sintomatico che la sua guarigione avvenga in Africa perché il romanzo può anche essere letto in chiave di relativismo gnoseologico con i valori occidentali in crisi che vengono soppiantati da altri criteri di conoscenza, un po’ come avviene ne “I viaggi di Gulliver”di Jonathan Swift .
Bello
Recensione di Luigi Salerno
Commenta per primo