IL RAGAZZO GIUSTO Vikram Seth

Il ragazzo giusto

IL RAGAZZO GIUSTO, di Vikram Seth

“Ragione e sentimento” in salsa indiana, sullo sfondo dei contrasti tra indù e musulmani.

Ispirata dalla serie Netflix e incuriosita dai buchi e dalle lacune, che rendono non facilissima la visione, ho cominciato la lettura della storia della famiglia Mehra, dei numerosi parenti e conoscenti, che gravitano intorno alla cittadina immaginaria di Brahmpur, nell’India settentrionale, nello stato dell’Uttar Pradesh.

IL RAGAZZO GIUSTO
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La vicenda copre un arco temporale di un solo anno, che inizia dal matrimonio della figlia maggiore di Rupa Mehra, Savita, con un lettore universitario figlio del ministro delle Finanze dello Stato, pochi anni dopo l’indipendenza dell’India.

La protagonista dovrebbe essere la sorella di Savita, Lata, che si vuole opporre all’usanza del matrimonio combinato dalla madre che ha invece accettato la sorella maggiore. Vuole scegliere l’uomo con cui passare la vita da sola.

In libreria incontra un uomo molto affascinante, che la porta in barca e di cui s’innamora, ma che è musulmano e quindi assolutamente impossibile da sposare per una ragazza indù come lei, senza rompere con la famiglia d’origine.

La madre, che non la vuole sposata con un musulmano ma desidera la sua felicità, cerca allora di trovarle un pretendente adatto.

Tuttavia la prospettiva di Lata risulta quasi marginale, posto che all’autore interessa farci conoscere l’India, coi suoi riti, le sue feste, i suoi colori, il legame mai spezzato con gli inglesi e la loro lingua, la desolante miseria, la corruzione, la condizione non paritaria delle donne, l’oppressione dei contadini da parte dei latifondisti nei villaggi di campagna, che proprio il ministro delle Finanze vuole combattere con l’abolizione dello zamindar, il latifondo.

I numerosi personaggi che compaiono possono sembrare a volte irrilevanti ma hanno sempre un collegamento più o meno immediato con Lata o con i suoi parenti o in qualche modo li influenzano o capitano sul loro cammino.

La prospettiva non abbraccia solo la vita nei numerosi quartieri di Brahmpur, dai più ricchi ai più maleodoranti e stretti, ma compie numerosi incursioni a Delhi, a Calcutta, dove conosciamo l’eccentrica famiglia bengalese dei Chatterjj, cognati di Lata, e nelle campagne, dove attraverso l’esilio di un altro cognato di Lata conosciamo la comunità musulmana, le sue feste e i suoi riti e i “manini” dei latifondisti per evitare l’esproprio delle terre ai danni degli affittuari. Inoltre attraverso un altro personaggio che compare come uno dei pretendenti di Lata conosciamo le fabbriche indiane di scarpe e le condizioni di lavoro, come i primi esempi di delocalizzazione in India da parte di un’industria ceca, forse assimilabile alla Bata.

Non si può negare che sia molto lungo e a tratti sembri noioso o sembrino irrilevanti certe parti ( che invece più avanti hanno una certa utilità) ma di certo la lettura diventa molto più interessante passata la prima metà del libro e densa di eventi anche tragici verso la fine. Ad un certo punto ti tiene letteralmente incollato alle pagine, per vedere che succede.

Ho trovato molto interessante la parte della campagna elettorale e della manipolazione dell’elettorato rurale tramite la religione e le “fake-news”, che forse è quella migliore assieme alla descrizione delle feste e della vita dei differenti strati sociali e dei parenti di Lata, soprattutto quelli bengalesi.

Spiace invece dire che la parte della storia d’amore, per cui forse molti leggeranno il romanzo, non è granché, anche perché il protagonista maschile sembra piuttosto inetto ( non fa nulla di rilevante per trattenerla per più di mille pagine).

Lata capisce da sola che deve scegliere tra una passione irrazionale e potenzialmente deleteria e un sentimento tranquillo di affetto e stima reciproca. Peccato che non si dedichino troppe pagine al tema, che si rivela spesso importante nella vita di ciascuno di noi, e peccato anche che per pure esigenze di copione si cambi abbastanza nel film il senso della scelta di Lata, che a me è piaciuta.

Da leggere per scoprire l’India coi suoi profumi, colori, odori, miserie.

Recensione di Eleonora Benassi
IL RAGAZZO GIUSTO Vikram Seth

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