IL MIO PAESE INVENTATO Isabel Allende

IL PAESE INVENTATO Isabel Allende Recensioni Libri e news

IL MIO PAESE INVENTATO, di Isabel Allende

Mi è stato regalato due giorni fa.
Ho cominciato a leggerlo subito, nei ritagli di tempo a lavoro, tra incombenze familiari e palestra.
Lo stile fluido e scorrevole mi ha affascinata.

 

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Non c’è una trama, né personaggi ben definiti. C’è però un’ambientazione, il Cile, che è teatro di quasi tutte le storie della Allende e dei suoi ricordi. E poi c’è la sua grande e stramba famiglia, fonte apparentemente inesauribile di aneddoti e di pettegolezzi, che ha dato vita ai suoi romanzi e che continua ad alimentare la sua immaginazione.

La Allende è una cantastorie. Leggendo le sue pagine mi sembrava di ascoltarla, di sentire la sua voce dall’accento indefinito, essendo, come si autodefinisce, un errante.

Quel “paese inventato”, il Cile, viene narrato con la sofferenza ottimista della nostalgia, perché l’Allende, a differenza dei cileni, non si piange addosso.

 

 

Vengono elencati, in maniera del tutto casuale i vizi e le virtù di un popolo che lei sembra amare più nei ricordi che nella realtà. Un paese dalle contraddizioni, un mixer di magie, fantasmi, religione ed estrema riservatezza il tutto innaffiato dal sottosviluppo e dalla superstizione. Un paese, il Cile, che ha dovuto abbandonare nel 1973 a causa del golpe militare che ha isolato il paese dal resto del mondo.

Lo racconta con la nostalgia senile, nebulosa e smussata dalla dolce rimembranza dei ricordi.
Al di là di ciò mi è piaciuta la sua capacità innata di raccontare. Un talento che le ha cambiato la vita, salvandola da un destino che molto probabilmente non l’aveva mai convinta e da un futuro che non la entusiasmava.

 

 

E’ diventata scrittrice quando ormai era una donna adulta, non più esule né immigrata, ma cittadina del mondo. Tutto è accaduto in maniera così naturale, esattamente come naturale è il suo modo di narrare. Ogni parola di ogni sua storia sembra venir fuori in maniera perfetta, regalando al lettore la cosa più bella: l’illusione di essere di fronte a qualcuno che narra una storia solo per te. I suoi romanzi non sembrano mai artificiosi o costruiti. Sembrano, al contrario, veri e reali. Leggere i suoi romanzi è per me un po’ sentire i racconti di mia nonna sulla guerra, sulla fame patita, sul fantasma della morte che aleggiava in un periodo di paure e incoscienza e dei miliardi di parenti che non ho mai conosciuto.

Non metterei mai in dubbio i racconti di mia nonna, cosi come non metto in dubbio i racconti della Allende pur sapendo che la verità aleggia nelle acque magiche dei ricordi e negli occhi acquosi della nostalgia di quello che è stato e non c’è più o, forse, non c’è mai stato!

 

 

“Quando raccontiamo il passato ci riferiamo ai momenti salienti belli o brutti, e omettiamo l’immensa zona grigia del quotidiano…
Quasi tutte le vite si assomigliano e si possono raccontare con lo stesso tono con cui si legge la guida del telefono, a meno che non si decida di aggiungere enfasi e colore. Nel mio caso ho cercato di rifinire i dettagli per creare la mia leggenda privata, cosicché quando sarò in una casa di riposo, in attesa della morte avrò abbastanza materiale per far divertire altri anziani”

Recensione di Patrizia Zara

IL MIO PAESE INVENTATO, di Isabel Allende

 

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