IL LERCIO Irvine Welsh

IL LERCIO, di Irvine Welsh  (TEA)

Il Lercio, di Irvine Welsh con il suo “ Il Lercio” crea un personaggio memorabile.

Un villain grottesco, sudicio, ripugnante, moralmente lurido, coperto da un eczema putrescente ed abitato da un verme solitario che ne rappresenta la coscienza ovvero l’altro da sé, che parla per lui rappresentandone l’aspetto non solo più grottesco ma anche più sordido.

Un romanzo veramente difficile, ostico, violento nel verbo e nello stile ma decisamente innovativo ed originale per quel suo modo di presentare voci e personaggi, il testo, infatti, nella sua configurazione grafica e trasposizione verbale, diventa veramente una cifra stilistica unica nel suo genere, capace di evocare sorrisi amari e talvolta sentimenti di ribrezzo misti a pietà per il comportamento veramente esecrabile del protagonista, Bruce, di cui tuttavia, non si riesce a non amare l’ardire, il coraggio di essere per come è, quasi perdonando quella sua cattiveria curvatasi in uno stato di decomposizione vivo, maleodorante impresso nel corpo e nello spirito.

Welsh già noto alla critica per il suo talento, non si smentisce con quest’opera tangenziale sulla malvagità e il disagio umano, già acclamato per opere come Traispotting, Ecstasy, Tolleranza zero, con il Lercio conferma la sua bravura parossistica di scrittore innovativo, divertente ed abominevole al contempo, un autore di magnifica bravura per aver saputo esaltare il marcio che c’è dentro ognuno di noi e con cui, ognuno di noi, prima o poi deve venire a patti o fare i conti.

Ringrazio la splendida Marianna Musella per avermi suggerito quest’opera che rilancio, con rinnovato interesse, a quanti desiderano sporcarsi un po’ le mani con la miseria e il bruciore di un dolore che è sempre tipicamente umano, forse alle volte sin “troppo umano”.

Recensione di Consuelo Ferragina

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