IL BARONE RAMPANTE ci apre le porte del Purgatorio: iniziamo a verticalizzare!

Dante 700 Il barone rampante

IL BARONE RAMPANTE ci apre le porte del Purgatorio: iniziamo a verticalizzare!

Dante 700 – Dalla Selva oscura alla Mirabile Visione

Il barone rampante, di Italo Calvino

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Siamo finalmente fuori dall’Inferno!

Siamo finalmente usciti “a riveder le stelle”!

Riprendiamo possesso del nostro corpo in movimento.

Godiamo della luce del sole, del colore del cielo, della voce della natura, dell’aria che ci rigenera.

 

“Dolce color d’oriental zaffiro,

che s’accoglieva nel sereno aspetto

del mezzo, puro infino al primo giro,

a li occhi miei ricominciò diletto,

tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta

che m’avea contristati li occhi e ‘l petto”

(Pg I, 13-18)

 

Eccoci all’ingresso del Secondo Regno della Commedia: il Purgatorio.

La Cantica del movimento, della trasformazione, della rinascita, del risveglio dei sensi, dell’esplosione della natura, una natura suggestiva, viva, pulsante, feconda…salvifica.

La natura che troviamo subito dalle prime pagine del libro protagonista della nostra terza tappa del cammino sulle orme di Dante: Il Barone Rampante di Italo Calvino.

 

Il barone rampante Calvino
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“Cosimo un mattino vide l’aria come impazzita, vibrante d’un suono mai udito, un ronzio che raggiungeva punte di boato e attraversata da una grandine che invece di cadere si spostava in una direzione orizzontale, e vorticava lentamente, sparsa intorno, ma seguendo una specie di colonna più densa. Era una moltitudine d’api: e intorno c’era il verde e i fiori e il sole; e Cosimo che non capiva cos’era si sentì preso da un’eccitazione struggente e feroce. Era la primavera.”

 

La natura di Villa d’Ombrosa è insieme a Cosimo Piovasco di Rondò la grande protagonista del libro.

Una natura ricca accoglie il Barone che a sua volta la rispetta e la protegge in un perfetto equilibrio di dare e avere e di ascolto reciproco.

Senza timor alcuno entriamo in questo testo facendoci guidare oltre dal Barone, uno stravagante e novello Catone.

 

“Or ti piaccia gradir la sua venuta:

libertà va cercando ch’è sì cara,

come sa chi per lei vita rifiuta.”

(Pg. I, 70-72)

 

 

Siamo nel primo meraviglioso canto del Purgatorio. Guardiano di questo Regno è Catone l’Uticense, un pagano morto suicida per la libertà, non un suicidio di disperazione quindi, ma un suicidio per un bene più grande.

Uomo che ha vissuto secondo le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, per questo uomo purgatoriale destinato al Paradiso.

Chi più di lui può essere collegato al protagonista di questo nostro incontro?

“…è altro che lui intendeva, qualcosa che abbracciasse tutto, e non poteva dirla con parole ma solo vivendo come visse. Solo essendo così spietatamente sè stesso come fu fino alla morte, poteva dare qualcosa a tutti gli uomini”

 

Il barone rampante

 

Il 15 di giugno del 1767 Cosimo Piovasco di Rondò compie un atto di ribellione nei confronti delle imposizioni paterne e delle rigide regole d’etichetta che il suo nobile rango gli impone.

Cosimo grida il suo NO! forte e chiaro, prende coscienza e consapevolezza di sé, non un capriccio il suo ma un vero e proprio gesto di liberazione.

Cosimo per reagire ad un sopruso, l’obbligo di mangiare le lumache cucinate dalla sorella, inizia a costruire sé stesso.

Cerca e trova la sua dimensione, si dà delle regole in un esercizio di coerenza, tenacia e autodisciplina, dando prova di fermezza, volontà e rigore.

Non dobbiamo però pensare ad un Cosimo eremita, tutt’altro! Cosimo si dimostra un ragazzino prima e un uomo poi, forte, testardo, onesto, leale, con un alto senso della giustizia; cambia e stravolge semplicemente il suo punto di vista.

Mantiene una vita di relazioni, consolida amicizie, partecipa alla vita della famiglia e della comunità semplicemente da un’altra altezza.

E’ un uomo che soffre, ama, combatte, accudisce i propri cari in un su e giù alternativo.

 

Il nostro protagonista impara ad allargare i propri orizzonti, apre il suo sguardo sul mondo. Non si lascia influenzare, limitare, non resta immobile in una condizione infernale.

 

 

“Quando li piedi suoi lasciar la fretta,

che l’onestade ad ogn’atto dismaga,

la mente mia, che prima era ristretta,

lo ‘ntento rallargò, sì come vaga,

e diedi ‘l viso mio incontr’al poggio

che ‘nverso ‘l ciel più alto si dislaga”

(Pg III, 10-15)

 

Cosimo vive sugli alberi come un uomo coinvolto nel suo tempo, partecipando attivamente alla vita degli uomini, aiuta gli altri nella consapevolezza che pur stando solo ci si può sempre sentire dalla parte del prossimo.

Pur essendo un solitario non sfugge la gente anzi la gente così come la natura e la famiglia sono le cose che gli stanno più a cuore.

E allora quando la natura e gli uomini hanno bisogno d’aiuto lui c’è, in un abbraccio comune di aiuto reciproco.

 

“Per i filari si propagò un canto dapprima rotto, discordante, che non si capiva che cos’era. Poi le voci trovarono un’intesa, s’intonarono, presero l’aire e cantarono.”

 

xxx

 

“Da poppa stava il celestial nocchiero,

tal che faria beato pur descripto;

e più di cento spirti entro sediero

“*In exitu Israel de Aegypto*”

Cantavan tutti insieme ad una voce

Con quanto di quel salmo è poscia scripto”

 

(Pg II, 43-48)

 

Perché anche questo è Purgatorio, perché così agisce l’uomo purgatoriale, un uomo virtuoso, disposto a dare e anche a ricevere aiuto.

Uscire dall’Inferno è abbandonare le basse energie, le paure, la mancanza di coraggio, la paura di non farcela. Il Purgatorio è agire, agire insieme per il proprio bene e il bene comune.

 

Questo secondo Regno è dominato dal Pianeta Venere…quindi amore, per la natura, per la libertà e naturalmente AMORE per l’altro, l’amore motore del mondo, “l’amor che move il sole e l’altre stelle”…

Quanto siamo lontani dall’amore infernale del nostro primo incontro, l’amore di Heathcliff e Catherine, di Paolo e Francesca…Cosimo e Violante si amano ma non si annullano, non si fondono uno nell’altro pur donandosi reciprocamente, consapevoli della loro identità. Il loro è un amore profondo, spirituale e carnale. Cosimo non chiude Violante nel suo regno tra gli alberi e Violante d’altra parte non chiede a Cosimo di rinunciare ai suoi ideali, perché l’amore è un gesto di totale libertà.

 

 “Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze”

 

 

E poi c’è l’amore per l’arte e la letteratura.

L’uomo è chiamato a risvegliarsi, ad uscire dall’ipnosi infernale.

Ecco quindi che lo studio e la lettura, la sete di conoscenza ci aiutano a comprendere meglio la realtà, noi stessi e il mondo che ci circonda.

 

Ma qui la morta poesì resurga” scrive Dante nel Primo Canto del Purgatorio!

E anche il protagonista del nostro romanzo viene travolto da una smisurata passione per la lettura e lo studio. Cosimo è un lettore attento, curioso e attivo. Non si accontenta di una lettura e di uno studio superficiale ma va oltre, va al cuore del pensiero. Cosimo si lascia conquistare dagli spiriti magni del suo tempo, e ci discute, scambia con loro opinioni e idee. E ciò gli è permesso perché Cosimo è entrato in uno stato di coscienza più alto, l’uomo purgatoriale è ricettivo!

 

La sua sete di conoscenza lo eleva, Cosimo non legge e non studia solo per diletto ma anche e soprattutto per migliorarsi.

 

“Nulla ignoranza mai con tanta guerra

Mi fé disideroso di sapere,

se la memoria mia in ciò non erro

quanta pareami allor, pensando, avere;”

(Pg XX, 143-145)

 

Alla luce di tutto questo possiamo affermare che Cosimo è a pieno titolo un uomo del Purgatorio, un uomo che ha iniziato il suo percorso di verticalizzazione, un uomo che congiunge cielo e terra.

“Un luogo senza luogo, immaginava, come un mondo cui s’arriva andando in su e non in giù. Ecco: forse c’era un albero così alto che salendo toccasse un altro mondo, la luna.”

 

Cosimo è tornato alla vera natura umana, andando oltre i propri limiti e facendo delle proprie scelte delle possibilità di crescita che lo hanno reso degno di salire in cielo…

 

“…e canterò di quel secondo regno

dove l’umano spirito si purga

e di salir al ciel diventa degno”

 

“Cercherò d’essere più degno che posso del nome d’uomo e lo sarò così d’ogni suo attributo”

 

Aggrappiamoci anche noi alla mongolfiera insieme al Barone e continuiamo la nostra risalita verso il Paradiso!

 

“Io ritornai da la santissima onda

rifatto sì come piante novelle

rinovellate di novella fronda, puro e

disposto a salire le stelle”

(PG XXXIII, 142-145)

 

Di Cristina Costa

 

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