IL BAMBINO Fernando Aramburu

IL BAMBINO, di Fernando Aramburu (Guanda – settembre 2024)

 

 

Dopo Patria pensavo che per Aramburu sarebbe stato difficile scrivere qualcosa di altrettanto bello. Con “Il bambino” c’è andato vicino soprattutto per la ricerca introspettiva dei personaggi e il sentimento di partecipazione che suscita .

La perdita di un bambino piccolo in seguito ad una tremenda disgrazia e’ qualcosa attraverso cui nessuna famiglia può passare indenne.

Siamo ad Ortuella, nei paesi baschi: qui il 23 ottobre 1980 un’esplosione di gas propano distrusse parte di una scuola pubblica causando la morte di cinquanta bambini e tre adulti. Non fu un ‘azione terroristica ma la disattenzione di un operaio che accese una fiamma in un ambiente di servizio sotterraneo saturo di propano a causa di una perdita. Da questo fatto realmente accaduto prende avvio il romanzo.

Tre sono i personaggi principali del libro che ruotano intorno al ricordo di Nuco, uno dei bambini morti nella disgrazia: il vecchio nonno Nicasio, la mamma Mariaje e il padre José Miguel.

Tre persone che devono rapportarsi con un dolore più grande di loro e che, ovviamente, affrontano in modo molto diverso.

Il primo rifiuta il dolore e non elabora il lutto, la seconda, apparentemente dura e razionale , soffre e cerca di superare questo terribile momento, il terzo cerca disperatamente di conciliare il suo profondo dolore con cio’ che della sua esistenza resta in piedi mantenendo i valori in cui ha creduto.

Le tre voci si alternano, capitolo dopo capitolo, contribuendo a creare una tristissima coralità che da’ corpo a diverse forme della stessa terribile sofferenza ed e’ la stessa Mariaje che , con la sua razionalità lo spiega: “So di persone che, dopo aver perso una creatura, hanno passato giorni a letto senza voler parlare con nessuno. Mio padre invece si e’ sforzato di vedere Nuco al suo fianco. Sarebbe stato più sensato sprofondare nella depressione?”

La sofferenza non ha fine, in questo racconto e alle tragedie seguono altre tragedie, ma il libro non e’ tetro, anzi sembra sempre che ognuno dei personaggi conservi in fondo a se stresso la speranza di qualcosa di positivo Gli ultimi capitoli sono sicuramente i più intensi e commoventi e aiutano a comprendere cio’ che sembrava oscuro.

Una caratteristica molto particolare di questo romanzo e’ l”intrusione di alcuni capitoli , scritti anche in corsivo per evidenziare maggiormente la differenza con gli altri, in cui chi parla e’ il narratore che fa delle riflessioni sul suo ruolo e sul ruolo di chi scrive in generale e usa un dolore reale per il suo intento letterario.

Nella nota introduttiva Aramburu spiega cosa vuol fare e scrive :”…riconosco che contribuiscono a introdurre oasi di calma riflessiva in una storia che di frequente sfiora i limiti dell’intensità.”

Un gran libro, assolutamente consigliato

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