
I PIPISTRELLI, di Inès Cagnati (Adelphi – ottobre 2024)
Eccoli, sì sono proprio loro, li riconosciamo: i protagonisti dei libri di I. Cagnati. Magari cambia il nome o c’è una sorella in più o in meno, ma sono gli stessi che popolano un mondo che abbiamo trovato o troveremo nelle altre letture.
Sono uomini, donne, bambini ( soprattutto bambine) segnati dalla mancanza di affettività, da un dolore talmente connaturato al loro essere che appare senza scampo. Anche se la fame è tenuta a bada in qualche modo in un ambiente contadino, la violenza non risparmia nessuno, né i piccoli né gli animali.
Anche la natura sembra partecipare alla desolazione : rami contorti, terre melmose o inaridite, spazi insicuri.
Bisogna salire sugli alberi per trovare “stelle di luce”, cielo azzurro: sono frammenti di pace che solo bimbe in tenera età, nude inconsapevoli ( o inermi), riescono a cogliere. Ma il loro destino non cambierà.
C’è rabbia, invidia, voglia di rivalsa, certo ! Ma la paura e il senso di sottomissione dominano.
E la scuola? Ecco un altro mondo in cui, salvo rare eccezioni, si rafforzano le discriminazioni: se hai i capelli di un altro colore, parli un’ altra lingua, provieni da altri paesi, non puoi stare ” in prima fila”.
Non diciamo poi dei metodi che ignorano completamente la fantasia dei bambini e i “saperi” del mondo contadino, la capacità di esplorare la natura.!
” So il nome e le proprietà di tutte le erbe che curano il corpo “, dice con giusto orgoglio la protagonista de La carovana del sale.
Occasionalmente si può anche sorridere, come quando le sorelle giocano a fare il bagno al maiale; gioco che finisce in una situazione tragicomica.
Oppure, come nel racconto Le lucertole, è escluso il disagio economico, tuttavia assistiamo ( di nuovo in un contrasto tra città e campagna) alla perdita di valori non materiali che mortifica l’ esistenza di due anziani.
Dunque questi personaggi sono un po’ come i pipistrelli, animali notturni, misteriosi, diversi, fragili come ” sacchetti di polvere”, ma inquietanti, che si adattano ai luoghi abbandonati.
E con un velo di tristezza rimaniamo anche noi a guardare il loro “volo vellutato nel crepuscolo violaceo” come i due nonni.
Ma torno volentieri alle bambine, che sono indubbiamente quelle a cui Cagnati volge la maggiore attenzione.
È dato a loro sognare? Si, il desiderio di terre lontane, di mari e oceano mai visti, di deserti in cui sfilano nomadi sembra farsi avanti. È un’ ingenua speranza, debole come una lucina…e poi ” i sogni non sono la realtà”.
Recensione di Maria Guidi
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