I MIEI ULTIMI 10 MINUTI E 38 SECONDI IN QUESTO STRANO MONDO Elif Shafak (Elif Şafak)

I MIEI ULTIMI 10 MINUTI E 38 SECONDI IN QUESTO STRANO MONDO Elif Shafak (Elif Şafak) recensioni Libri e News UnLibro

I MIEI ULTIMI 10 MINUTI E 38 SECONDI IN QUESTO STRANO MONDO, di Elif Shafak (Elif Şafak)

Uscito da un mese, quando la mia libraia di fiducia mi ha mandato un messaggio con la foto del nuovo romanzo di questa autrice, gli altri libri sono passati tutti in secondo piano.

I MIEI ULTIMI 10 MINUTI E 38 SECONDI IN QUESTO STRANO MONDO Elif Shafak (Elif Şafak)Cosa si può trovare in un libro di Elif Şafak? Di tutto: storia, politica, cultura, violenza, amore, spiritualità, religione; e soprattutto, Lei, sempre protagonista assoluta: Istanbul (dal greco medievale “eis ten polin”, che significa “verso la città”, vd. nota a pag. 332).

Leila Tequila una volta era Leyla Afife (casta) Kamile (perfezione): prima figlia su cui il padre aveva riversato tante aspettative (sposata, ignorante e procreatrice) e che si ritrova, suo malgrado, a diventare adulta tra molte bugie ed ipocrisie. Oppressa da una realtà a cui non sente di appartenere, fugge ad Istanbul, dove dovrà prostituirsi per avere di che vivere. ma soprattutto dove conoscerà il valore dell’Amore e dell’Amicizia.

Tuttavia, quando la vita sembra regalarle la felicità e la “normalità” che le era stata da sempre negata, dovrà ritornare sui suoi passi e fare i conti con il destino…

La morte è il più grande mistero della vita e varie sono le ipotesi che scienziati e religiosi hanno elaborato, ma nessuna comprovata: chi è mai tornato per raccontarlo?

Nelle tre sezioni principali del libro (mente, corpo e anima) viene raccontata la morte per come l’ha vissuta il diretto interessato, come la vivono “quelli che restano” e come ci auguriamo di poterla percepire.

 

La vita di Leila, invero, è la cartina tornasole di come la Turchia abbia considerato la donna socialmente e legalmente, ma anche di come esista un popolo numeroso di reietti, dimenticati da tutti, che non possono nemmeno anelare ad una sepoltura dignitosa, dovendosi per contro accontentare di giacere anonimamente nel “Cimitero degli Abbandonati” (Kilyos).

Ma la speranza che i sentimenti e l’unione possano migliorare le cose c’è sempre: altrimenti perché scrivere, perché leggere e – soprattutto – perché continuare a vivere?

Recensione di Matilde Vedova Minghiulo Losani

 

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