
GLI INTRAMONTABILI: FAHRENHEIT 451, di Ray Bradbury

“Siamo tutti pezzi di un libro che nessuno legge, una piccola parte di parole che qualcuno si è perso per sempre.”
L’interesse odierno per il romanzo “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, già letto nel 1983 quando ero molto giovane, è nato dal fatto che non ricordavo i passaggi e la bellezza della scrittura, di cui avevo una memoria sfocata ma suggestiva. Letto ora, a distanza di oltre quarant’anni, devo ammettere che è stato un viaggio affascinante e inquietante in quel futuro distopico che l’autore ha immaginato.
Il titolo stesso, “Fahrenheit 451”, si riferisce alla temperatura a cui la carta dei libri prende fuoco e brucia, un dettaglio che già da solo cattura l’attenzione e prepara il lettore a una storia intensa e provocatoria.
La trama segue Guy Montag, un pompiere in un mondo dove i pompieri non spengono gli incendi, ma bruciano i libri. In questo futuro, la lettura è vietata e i libri sono considerati pericolosi perché stimolano il pensiero critico e la riflessione. Montag, inizialmente fedele al suo ruolo, inizia a mettere in discussione la società in cui vive e il suo stesso lavoro, spinto da incontri con persone che lo fanno riflettere sulla vera natura della felicità e della conoscenza.
Lo stile di Bradbury è particolarmente evocativo e poetico. La sua scrittura è ricca di immagini vivide e metafore potenti che rendono la lettura un’esperienza immersiva. Ogni pagina è intrisa di una tensione palpabile, e la prosa di Bradbury riesce a trasmettere un senso di urgenza e di pericolo imminente. Questo stile unico è uno dei motivi per cui “Fahrenheit 451” ha avuto tanta fortuna e continua a essere un classico della letteratura distopica.
Un altro aspetto interessante del libro è l’interesse di Bradbury nel mettere in evidenza l’inconscio. Attraverso i sogni e le riflessioni di Montag, l’autore esplora i desideri nascosti e le paure profonde che guidano le azioni dei personaggi. Questo elemento aggiunge una dimensione psicologica alla storia, rendendola ancora più affascinante e complessa.
Il successo del libro può essere attribuito anche alla sua capacità di affrontare temi universali e sempre attuali, come la censura, la libertà di pensiero e l’importanza della conoscenza. Bradbury ci mette di fronte a una società che ha scelto di sacrificare la cultura e la libertà per una falsa sensazione di sicurezza e conformità, un monito che risuona ancora oggi.
Penso che alcuni romanzi abbiano il potere di essere immortali, cioè sempre attuali, e “Fahrenheit 451” è sicuramente uno di questi.
“Fahrenheit 451” è quasi profetico nel modo in cui predice il futuro. Bradbury ha immaginato un mondo in cui la tecnologia domina la vita quotidiana, con schermi giganti che intrattengono le persone e le distraggono dalla realtà. Questo scenario ricorda molto la nostra società attuale, dove la tecnologia e i media hanno un’influenza enorme sulle nostre vite. La visione di Bradbury di una società che sceglie l’ignoranza e la superficialità rispetto alla conoscenza e alla profondità è incredibilmente attuale e rilevante.
Ecco perché leggerlo alla mia età è tutt’altra cosa, perché, in quel futuro immaginato da Bradbury, io ci vivo dentro: oggi non si bruciano libri, anzi se ne sfornano di insensati, si bruciano le menti con il fuoco delle immagini tanto ardenti e luminose quanto banali e superficiali. Il dominio costante e ripetitivo delle immagini è il fuoco che brucia la ragione e il senso critico, un fuoco che alimenta la passività e il disimpegno. Passiamo il tempo a rincorrere quelle immagini che ci promettono felicità, senza mai fermarci a riflettere. Corriamo disperati nel nulla. Terribile!
Ci crediamo liberi, ma in realtà siamo intrappolati tra le manie di interessi e rapporti difficili da districare. Stiamo perdendo la capacità di pensare criticamente e con essa la nostra libertà di godere delle piccole cose, proprio come aveva profetizzato Bradbury con il suo “Fahrenheit 451”.
Di “Fahrenheit 451” ho visto, a suo tempo, anche il film diretto da Ramin Bahrani e distribuito nel 2018. Ma il romanzo di Bradbury è tutt’altra cosa. Il libro offre una profondità e una ricchezza di dettagli che il film non può catturare completamente. La prosa di Bradbury, con le sue immagini vivide e le sue riflessioni profonde, crea un’esperienza immersiva che solo la lettura può offrire. Il libro permette di immergersi completamente nei pensieri e nelle emozioni dei personaggi, cosa che il film, per quanto ben fatto, non riesce a trasmettere con la stessa intensità.
“Fahrenheit 451” è un romanzo che merita di essere letto non solo per la sua trama avvincente, ma anche per la profondità dei suoi temi così paurosamente attuali e per la bellezza della sua scrittura. È un libro che fa riflettere e che lascia un segno duraturo nel cuore e nella mente del lettore.
Lo consiglio vivamente.
Recensione di Patrizia Zara
È IL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA, MA QUASI NESSUNO NE PARLA
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