GLI INTRAMONTABILI: L’IDIOTA Fedor M. Dostoevskij

GLI INTRAMONTABILI: L’IDIOTA, di Fedor M. Dostoevskij

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“Non è possibile capire tutto al primo sguardo; non c’è nulla al mondo che cominci con la perfezione. Per raggiungere la perfezione, bisogna cominciare dal non capire molte cose. Se capite troppo presto si corre il rischio di non capire niente.”

L’idiota di Dostoevskij, un romanzo pericoloso, tragico, utopico.

L’Idiota è il principe Myškin, un giovane affetto da epilessia che ha vissuto per anni in cura in Svizzera e ad un certo punto sente il bisogno di tornare nella sua Madre Russia.

“Idiota”, viene apostrofato così da tutti quelli che conoscerà nella sua vita, tutti indistintamente gli danno dell’idiota: uomini e donne importanti e di alto lignaggio così come servitori e ubriaconi.

Perché Idiota? Non per la sua malattia, che anzi è quasi la chiave che gli consente di scorgere realtà e verità altre, ma Idiota semplicemente perché “diverso”.

Myškin porta una luce forte, viva, abbagliante su una società buia, senza speranza, senza valori, senza bellezza, senza amore.

“Ognuno, si sa, ha i suoi difetti e – come dire – il suo carattere; e forse, i più strani, sono proprio quelli che non vengono considerati tali.”

Ecco perché Myškin è idiota! Perché si contrappone ad una massa di personaggi aridi, vuoti, concentrati esclusivamente sul potere, la posizione sociale, il denaro. Personaggi che hanno perso di vista per cosa vale la pena vivere. Il principe è pericoloso, perché svela il sottosuolo…

E a loro Myškin mostra in maniera naturale e spontanea la gentilezza, la giustizia, la bellezza e l’amore sincero.

Ovviamente non può non entrare in contrasto con tutti gli altri protagonisti di questo potentissimo romanzo, e sono tanti, davvero! Una massa di persone ciniche e meschine che per paura del confronto non possono far altro che dargli dell’idiota.

Ma il principe non rinuncia e per tutto il romanzo lui…ama!

Il suo è un amore universale, spesso non corrisposto e soprattutto senza speranza. Lui ama chi ha bisogno di essere amato, lui ha pietà per chi è in affanno, ha fiducia cieca negli altri anche se spesso viene tradito, è sincero fino quasi al sacrificio, è onesto.

“Io non sono stato innamorato. Sono stato felice ma…in un altro modo”

E quindi rappresenta uno scandalo per chi vive esattamente al contrario di lui. Myškin non è un idiota, non è uno sciocco, semplicemente non si adegua alla meschinità e alla cattiveria che impera.

Se per lui amore è compassione, per gli altri è passionalità sfrenata; se lui ha una fede semplice e spontanea gli altri ormai l’hanno persa; se lui ama indistintamente e incondizionatamente, gli altri sono abbagliati da falsi idoli.

Myškin è un uomo buono, è un uomo “bello”, perché ha dentro “il pieno splendore” del Cristo.

Forse l’altro personaggio che gli si avvicina è Nastas’ja, la sola che vede questa luce in lui, perché anche lei la porta dentro di sé; lei violentata dalla vita, da persone abiette, da tutto ciò che di negativo ci può essere. Lei ha vissuto il suo inferno, ha fatto i conti con sé stessa, con i propri errori prendendone coscienza, lei la Signora delle Camelie russa, ha pagato tragicamente, per questo lei capisce la potenza del messaggio del principe.

Tutti gli altri restano soltanto sfiorati dall’idiota, purtroppo però il suo tocco resterà drammaticamente impotente…questa è l’utopia dell’idiota di Dostoevskij.

“Non so, non so esprimermi…ma quante, quante cose belle si incontrano a ogni passo, cose in cui anche la natura più abietta e ottusa scopre una luce di bellezza! Guardate l’erbetta che cresce, guardate gli occhi che vi guardano e vi amano…”

Buona lettura!

Recensione di Cristina Costa

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