GLI ARMADI VUOTI Maria Judite de Carvalho

GLI ARMADI VUOTI, di Maria Judite de Carvalho (Sellerio)

Dopo aver letto una recensione di questo libro, ho deciso di procurarmelo e così qualche settimana fa ho proceduto alla lettura, informandomi anche sulla sua autrice, che non conoscevo. Ho così scoperto che si tratta di una scrittrice portoghese, nata a Lisbona nel 1921 e morta nel 1998, poco conosciuta in Italia, e che può essere definita una antesignana della letteratura che approfondisce le problematiche di genere. Sposata con lo scrittore e critico Urbano Tavares Rodrigues, che ha conosciuto all’università, con lui si sposta in Francia, a Montpellier continuando a viaggiare fra Lisbona, Parigi ed il Belgio, conoscendo pensatori del calibro di Albert Camus, Vieira Da Silva e Simone De Beauvoir di cui legge il saggio femminista, restandone particolarmente colpita, tanto da influenzare la sua produzione letteraria in cui descrive la vita quotidiana, spesso infelice, di molte donne, con ironia ma anche in maniera profonda e ricca di dettagli di approfondimento sociale.

 

 

In questo Gli armadi vuoti troviamo come protagoniste indiscusse tre donne: Dora Rosario, vedova di Duarte che ha sposato molto giovane vivendo sostanzialmente nella sua ombra; Ana, la suocera, una donna forte e volitiva; Lisa, la figlia di Dora e Duarte, che, a differenza della madre, sa bene cosa vuole per il suo futuro. E poi ci sono la zia Julia che vive nel passato parlando con il suo fidanzato e la narratrice di cui l’autrice svela ben poco. La vita stanca che Dora Rosario conduce comincia a cambiare quando trova lavoro in un negozio di antiquariato e piano piano impara il mestiere, ma soprattutto quando la suocera le svela chi fosse veramente Duarte e come l’uomo vivesse il rapporto con la moglie. In tutta questa storia gli uomini sono veramente esseri mediocri ma che, nonostante la loro pochezza, riescono a tenere le donne- comprese quelle più decise e che sembrano indipendenti- in uno stato di subalternità.

 

 

Un libro che si legge bene e che, seppure scritto nel 1978 e nonostante i passi avanti fatti nella questione femminile, ci racconta, ancora e purtroppo, la situazione di molte donne che riescono a vedere il loro destino necessariamente legato a quello di un uomo.

 

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