FIORE DI ROCCIA Ilaria Tuti 

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FIORE DI ROCCIA, di Ilaria Tuti

Questo è un romanzo pregevole, ma soprattutto lodevole, scritto da una donna, e che parla di donne, e che donne: le “Portatrici”, non donne di straordinarie virtù, ma donne eccezionali per la semplice e sola piena appartenenza al genere, in tutti i sensi, pratici e sentimentali, donne di braccia e di spirito, sempre e comunque.

 

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La coerenza è più spesso un attributo del genere femminile, delle Portatrici sicuramente.

Donne compiute, complete, esaurienti, esaustive: Dio, se davvero esiste, deve essere Donna.

Con “Fiori di roccia” Ilaria Tuti si è spesa magistralmente a ricordare le figure di donne, spesso misconosciute a molti, figure realmente esistite, donne meritevoli di ogni elogio e di ogni onore, rievocate con precisione e rigore storico, con struggente intensità, incisività nella descrizione, espressività ed efficacia narrativa.

Un libro scritto bene, curato nei minimi particolari, frutto evidente di un lungo lavoro di ricerca e di cesello, elaborato con diligenza e fervore, con forza e pazienza, con passione e patema, che sono poi tutti i sentimenti che caratterizzano la protagonista e le sue compagne, quasi che Ilaria Tuti abbia letteralmente trasferito, nel suo scrivere, l’intimo dei suoi personaggi, creati sullo stampo di donne realmente esistite.

 

 

Donne che scelsero di essere libere. E lo fecero in tempi non sospetti, e poco permissivi, quelli della Prima guerra mondiale sul fronte italiano della Carnia.

I rudi uomini temprati dagli orrori della guerra sono immensamente grati a coloro che sono le uniche a ricordargli che la vita non è, non può essere, solo un orrore continuo.

Imparano a rispettare, ad ammirare incondizionatamente, se non ad amare, queste giovani che letteralmente rappresentano un alito di vita, un colore gaio, un fiore tra quelle rocce intrise dal sangue dei caduti; e le Portatrici lo sono per davvero fiori, sono i fiori di roccia, gli unici che in quei luoghi possono crescere, e crescono, gentili, amabili, stellari, in una parola femminili: le stelle alpine.

 

 

Sono esistite davvero queste insolite trasportatrici su roccia, veri e propri corrieri delle alpi, con la loro Storia, ancora poca nota al grande pubblico, etichettate come “Portatrici”.

Ilaria Tuti ha il merito notevole di questa rievocazione, ne ha tratto un gran libro, bello, emozionante, da cui è difficile staccarsi, l’espressione giusta è carezzevole, ti tiene letteralmente inchiodato alla pagina accarezzandoti il cuore con la leggiadria di una piuma, ma ti accorgi poi che piuma non è, è un fiore, semplicissimo e proprio per questo tenace.

 

 

“Fiori di roccia” piace, è delizioso e accogliente, commovente e accorato, toccante, scorre fluido, i capitoli finali sono una continua emozione struggente a rotta di collo, un fluire rapido di un fiume in piena che scorre tumultuoso tra le rocce della Carnia, alimentato a dismisura dai ghiacciai eterni, in un susseguirsi di rapide e cascate, fra rocce e strette gole.

Quale sia il carattere che permea tutto il testo e rende il romanzo fine ed elevato, sta in una sola parola, l’ultima vergata da Ilaria Tuti, letteralmente l’ultimo vocabolo del libro: “Umanità”.

“Fiori di roccia” è un condensato di questo, non altro, ed è Donna.

Sono solo Donne, le Portatrici.

Recensione di Bruno Izzo

 

Titolo presente nella Rassegna mensile di Agosto 2020

 

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