FINITUDINE Telmo Pievani

FINITUDINE, di Telmo Pievani (Cortina Raffaello – novembre 2020)

 

C’è qualcosa di più scandaloso della Morte? È l’unica cosa di cui possiamo avere assoluta certezza a prescindere dal livello di conoscenza eppure trascorriamo la maggior parte dell’esistenza in una continua attesa di felicità futura pur sapendo che il tempo scorre, che non ci potremo mai bagnare nella stessa acqua e che ogni traguardo raggiunto implica una perdita della nostra porzione di vita.

Scienza e filosofia si scontrano e si incontrano in questo piacevole libro in cui Telmo Pievani fa discettare due personaggi che sono stati molto amici nella vita reale, Albert Camus e Jaques Monod, entrambi premi Nobel, per la letteratura il primo e la medicina il secondo. Il tempo è quello in cui Camus ebbe l’infausto incidente d’auto in cui morì ma Pievani lo fa sopravvivere e dall’ospedale in cui l’amico lo va a trovare scrivono a quattro mani un libro sul senso della vita.

Potrebbe apparire un dialogo opprimente, la finitudine rende inutile qualsiasi sforzo, fatica, sacrificio e conseguimento materiale eppure è proprio in essa che si intravvede e si acquisisce il concetto di libertà, non come rassegnazione e consegna passiva al pessimismo cosmico, al nichilismo ma il suo esatto contrario: ribellarsi alla Morte vivendo una vita ricca e piena e adoprandoci per restituire al mondo un futuro migliore e lottare per diminuire le sofferenze e migliorare le condizioni di vita propria e dei propri simili, presenti e futuri.

Dovremmo nascere vivi e approssimarci via via alla morte, invece, sempre più spesso, nasciamo morti e faticosamente e non sempre, ci avviciniamo alla vita.

Recensione di Carmen Elisabeth Bonino

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