FIGLI DI IERI Elisabetta Sala

FIGLI DI IERI, di Elisabetta Sala (Ares – maggio 2024)

Ieri è un avverbio di tempo che indica il giorno precedente rispetto a quello che scorre nel tempo in cui stiamo ora. Ieri come un momento passato, trascorso, finito, concluso nei suoi eventi ma che possono diventare una eco percepita debolmente o con più forza.

Il tempo di ieri ci pone spesso a ripensarlo con più o meno gioia, dolore, sofferenza o a non volerlo ricordare per nulla nel momento (scusate il gioco di parole) in cui lo si ricorda.

Leggendo questo romanzo di Elisabetta Sala ho riflettuto su questa parola di quattro lettere che ha smosso ricordi passati della mia esistenza e che diventa il mio passato, così da diventare io stessa figlia del mio ieri.

L’autrice mi ha stimolato a ricordare la mia infanzia, adolescenza e giovinezza di un tempo diverso da quello narrato, ma pur sempre un ieri colorato di ricordi, ideali, sogni, progetti di studio, lavorativi, familiari di una ragazza della generazione x, figlia di quei figli di ieri raccontati così bene.

E così Costantino, per tutti Tino, il personaggio principale della storia mi ha chiesto di prenderlo gentilmente sottobraccio per mostrarmi il suo essere figlio di ieri, delle sue paure, dei suoi sogni da realizzare tra gli anni sessanta e settanta del Novecento.

Sì, perché Tino ha vissuto le lotte e le battaglie del sessantotto studentesco, un periodo che ha tracciato un solco profondo che prima non c’era, una nuova concezione di percepire l’esistenza, lo studio, l’avvenire. Un domani, quello di ieri impastato di ideali, sogni forse troppo irrealistici, personaggi da idolatrare. Tino ha percepito sensazioni incredibili che l’hanno condotto tra le strade di Milano a manifestare, a gridare un nuovo pensiero che rompeva anni di tradizioni accademiche e non solo. Quelli come Tino volevano davvero un mondo diverso da quello dei propri genitori. Una ventata di novità accompagnata nel testo da diverse citazioni musicali che mi ha fatto ulteriormente assaporare quel periodo così tumultuoso.

Ma prima di Milano e della ventata di novità troviamo Tino a Monno, in Valcamonica, nel 1965 e ha dieci anni. Un bambino un po’ timido e che sogna, un giorno, di diventare un eroe, di essere protagonista di un’impresa eroica che, qualche tempo dopo vedrà realizzare in modo del tutto impensabile. Studia alla scuola del paese e affronta i piccoli grandi screzi del bulletto di turno, il “Giagizza” insieme ai suoi fedeli amici Giulio, P.P. e Berto.

In questa realtà dall’aspetto bucolico un giorno, come un fulmine a cielo sereno arriva una disturbante novità. Lui, sua sorella e i suoi genitori devono trasferirsi a Milano, dove nuove opportunità lavorative sono più a portata di mano per la sua mamma ed il suo papà.

In questo brusco e necessario cambiamento Tino sente che un pezzo di cuore rimarrà sempre a Monno, tra quelle vallate.

Il tempo scorre veloce a Milano, una città in evoluzione costante, che sta per diventare una metropoli e che Tino rincorre soprattutto per non dispiacere i suoi genitori che fanno enormi sacrifici per mantenere la famiglia.

Gli anni sui libro lo portano ad iscriversi al famoso liceo Beccaria dove Tino conosce non solo il sapere ma anche gli ideali della politica. Una capacità affabulatoria che non è data dai politici di professione ma da alcuni studenti poco più grandi di lui, in quel Piero che agli occhi del protagonista assume i connotati di un eroe, con le sue idee geniali, la sua passione oratoria che sembra sovvertire il sistema.

Tino conosce anche il professor Anselmi, un apparente eroe anche lui che trascina gli studenti nel suo circolo culturale in cui si parla di cinema, filosofia, religione, fede e si leggono romanzo e saggi.

Nonostante l’entusiasmo di queste sagge ed intelligenti figure, il protagonista sente dentro di sé una vocina malinconica e strana che non lo porta completamente ad abbracciare gli ideali sessantottini e si lascia trascinare da essi.

Ad un certo punto della storia tutto sembra cambiare e una serie di eventi forti e drammatici portano Tino a riconsiderare tutta la sua giovane esistenza e quelli ideali si schiantano al suolo d’improvviso con grande rumore. Avviene una destabilizzazione di certezze e persino l’amore per la giovane Sara con quella personalità così strana acquisterà un valore diverso.

Il romanzo di Elisabetta Sala, descritto con grande maestria e sapienza, è dunque un affresco di un tempo, di un ieri che seppur non troppo lontano in realtà lo è, perché così profondamente diverso da oggi; quei giovani di ieri non esistono più ma hanno comunque lasciato un segno, hanno creduto anima e corpo in ciò che facevano e dicevano e per questo non saranno mai dimenticati.

Buone letture!

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