FEDELTÀ, di Marco Missiroli (Einaudi – 2019)
La ragazza che con sguardo accattivante ‘buca”la copertina in bianco e nero dell’ ultimo libro di Marco Missiroli, finalista Premio Strega 2019, può essere una provocazione in estremo contrasto col titolo “Fedeltà”.
In una Milano splendida, minuziosamente descritta dall’autore, la storia è quella di Carlo e Margherita, coppia borghese con un matrimonio in crisi da cui i protagonisti si sforzano di riemergere tra tradimenti consumati e immaginati.
La vicenda detta così potrebbe essere considerata quasi scontata ma pregio del libro non è solo il tema, che comunque non è di facile svolgimento senza cadere nella banalità, bensì il modo di scrivere con cui Missiroli ci fa vivere emozioni e ci coinvolge.
Più che “Fedeltà” poteva certo chiamarsi infedeltà, ma la domanda che l’autore si pone è la seguente : è possibile essere fedeli a se stessi e alla propria indole e allo stesso tempo essere fedeli al proprio partner oppure molte volte per essere fedeli a qualcuno tradiamo noi stessi?
Coppie in crisi, paura di invecchiare, la voglia di essere sempre desiderati, segreti, fiducia, tradimenti, il rapporto genitori e figli, sono tematiche che ruotano intorno a quello principale ovvero quanto siamo pronti a sacrificare di noi stessi per essere fedeli all’altro.
Interessante e particolare è il modo in cui lo scrittore tecnicamente affronta la narrazione.
La storia infatti si snoda in un piano sequenza unico che strizza l’occhio al registro cinematografico, in cui i personaggi si alternano tra loro e sono descritti in maniera sfumata e mai approfondita.
Mai scavati nel loro intimo sono in netta contrapposizione con un ambiente invece anche troppo descritto cosi che chiunque, leggendo, possa rispecchiarsi nella loro storia e possa così riflettere immedesimandosi nella stessa.
Una storia che racconta le insicurezze e la precarietà dei rapporti e che si riflette essa stessa nel modo di scrivere dell’autore che volutamente abbonda nell’uso della “aposiopesi” ovvero l’interrompere improvvisamente e volutamente il discorso dando così l impressione di non potere o volere proseguire, lasciando intuire al lettore la conclusione che invece volutamente viene taciuta per creare tale impressione.
Una parsimonia di descrizione psicologica dei personaggi proprio perché Missiroli guardandoli dall’esterno e non giudicandoli, attraverso il non detto e il sospeso porta il lettore a trarre le sue conclusioni e riflessioni.
Con uno stile pulito e asciutto con taglio a volte poetico ricco di citazioni letterarie, l’autore ci trasporta in questa storia che affronta ogni genere di legame umano in tutta la sua insicurezza e precarietà.
Recensione di Gabriella Patriarchi
FEDELTÀ Marco Missiroli
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