COME SALE SULLA PELLE, di Anna Pavignano (Piemme – luglio 2025)

Quando si pensa al sale sulla pelle si è percorsi da un senso di irritazione, fastidio e lo si percepisce sia a livello fisico che emotivo.
Il sale brucia se entra a contatto con la pelle bagnata e ancor di più se si posa su una ferita aperta. Ciò crea un dolore profondo, un disagio persistente finché non si trova la possibilità di farlo scivolare via.
Ed è qualcosa di fisicamente ed emotivamente simile a ciò che accade alla protagonista di questo romanzo, Camilla Costa, una bambina di origini piemontesi che in una notte, come si direbbe, buia e tempestosa, fugge da casa per paura dei fulmini per abbracciare i suoi genitori che l’avevano lasciata a casa sola.
Durante la sua paurosa corsa le accade qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Ciò che le accade sarà uno spartiacque fra la vita felice di un tempo e ciò con cui, invece, si troverà a dover a che fare con il resto della sua vita.
Camilla se prima era una bimba ben voluta dalla comunità da quel momento non lo sarà più; ciò che percepirà infatti sarà un certo distacco, freddezza se non addirittura ostilità.
Ma davanti a tutto ciò Camilla reagirà con il coraggio di una tigre, con piglio deciso e crescerà con una personalità forte e una brillante intelligenza, amorevolmente seguita dalla sua famiglia.
Per lei, insperato, si affaccerà anche l’amore che avrà il nome di Felice.
Il romanzo racconta di come una donna con una difficoltà fisica possa riuscire a vivere, in una società di fine Ottocento, ignorante sotto certi aspetti e cattiva per altri.
Il romanzo getta luce anche su altri temi come l’emigrazione di molti italiani verso gli Stati Uniti o la Francia, connazionali spesso sbeffeggiati e ancora una volta il “sale” sulla pelle di quegli italiani crea dolore sotto forma di pregiudizi e odio, perché si diceva che portavano via lavoro ai nativi, additati pure come puzzolenti ed imbroglioni.
Lo stesso “sale” che spesso addolorava le partorienti e quelle di salute cagionevole, spesso trattate in malo modo dagli uomini del paese come esseri inutili.
Un universo di sentimenti tra pagine ricche di emozioni; una penna realistica ma anche tenera, un narrazione sentita che parla di donne come Camilla con il suo senso ironico e autoironico, strategico nel superare momenti bui, che si percepisce fra le pagine di questa storia e che spacca, rompe gli schemi, pone un solco indelebile per il futuro.
Recensione di Elisabetta Baldini


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