
COME NEVE CHE CADE, di Kristin Hannah (Mondadori)

Cinque anni prima di scrivere “L’ Usignolo“, capolavoro indiscusso della narrativa degli anni 2000 , Kristin ha scritto questo romanzo dalla forte potenza emozionale.
Siamo negli USA, tra Seattle e l’Alaska , ai giorni nostri.
Ma il flashback è in Unione Sovietica, a Leningrado , ai tempi del grande assedio della città da parte dell’ esercito nazista durante il secondo conflitto mondiale.
È la storia di Anya, madre gelida e travagliata da un passato terribile, e delle sue figlie, Meredith e Nina.
Non dico nient’altro per non svelare la vicenda, ma posso dire di aver “respirato” il tormento, i sensi di colpa, l’ apparente incapacità di dare affetto e la profonda tristezza e malinconia che ha attanagliato per tutta, e sottolineo tutta, la lunga vita di Anya.
Però ho “respirato” terribilmente il freddo e il gelo a 30 gradi sotto zero, la fame da paura, ma quella fame che fa sciogliere nell’ acqua in ebollizione la carta da parati o le cinture di pelle per “nutrire” i bambini oppure quella che fa centellinare un pezzettino di pane vecchio e rancido e che invece di ingoiarlo veniva sciolto in bocca per farlo durare di più.
Ho “respirato” il dolore di chi veniva preso e internato in posti lontani anni luce dalle città e la disperazione di chi rimaneva a Leningrado lungamente assediata e “inginocchiata”
al regime staliniano, sanguinario e crudele.
Ho “respirato” la disperazione di Vera, mamma giovanissima di due bimbetti piccoli, malati, raggelati da un clima infame, devastati dalle malattie, sempre pronti a morire.
Mamma che tutto quello che ha fatto l’ ha fatto sola, senza l’ adorato marito, senza genitori, senza amici perché in quel luogo assiderato e ai limiti della sopravvivenza non c’era spazio nemmeno per le amicizie.
Tutto era destinato a finire….
Il romanzo è stato scritto e tradotto perfettamente.
È dotato di grande scorrevolezza e , sebbene le prime 200 pagine siano costituite da una fase preparatoria e di qualche ripetitività, è una lettura assolutamente piacevole e da consigliare.
Infine un grazie a Kristin per avermi regalato ore di grande commozione e consapevolezza di ciò che in un, neanche tanto lontano, passato sia potuto accadere .
Consapevolezza una volta di più , ahimè, degli orrori e obbrobri che la guerra provoca, delle devastazioni interne spesso pregiudicando la vita e gli anni che rimangono da vivere.
E ancora una volta di più mi domando : MA LA STORIA NON È ANCORA RIUSCITA A INSEGNARE NULLA A CHI RIMANE E VUOLE ESSERE GUERRAFONDAIO ????
p.s.
A Leningrado durante l’ assedio morivano al giorno circa 3000 persone perlopiù uomini vecchi e bimbi, le donne non potevano permettersi nemmeno di morire perché dovevano cercare di sopravvivere per gli altri !
L’ odore di morte era ovunque, i cadaveri erano accatastati e congelati dal freddo perché nemmeno potevano avere sepoltura dal momento che il terreno era duro come il cemento!
Che tristezza infinita!
Recensione di Maria Cardone
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