CAOS CALMO Sandro Veronesi

CAOS CALMO Sandro Veronesi Recensioni Libri e News UnLibro

CAOS CALMO, di Sandro Veronesi

 

 

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Recensione 1

Ho sempre pensato che la vita è fatta di coincidenze, forse non sempre per la verità ma da qualche decina di anni il mio pensiero sulla concomitanza degli eventi si è rafforzato o perché cosi è la vita oppure, e certamente è così, io ci faccio molto più caso.

Molto probabilmente con l’età si è più predisposti a fare attenzione e a meravigliarsi di come gli ingranaggi dell’esistenza si combinando in un gioco di ossimori perversi. Per tale breve considerazione, quando ho trovato il libro di Veronesi poggiato sul comodino di una stanza di albergo ho subito esclamato: guarda che coincidenza!

 

 

Coincidenza perché, pur sentendone parlare, il libro “Caos Calmo” non mi ha mai attratta – sino a questo momento, ovviamente – per uno e più misteriosi motivi che se analizzati con lucidità poi effettivamente questi motivi non hanno nulla di occulto.

In breve, credo che il motivo principale è il fatto che avendo visto frammenti del film tratto dal romanzo de quo, interpretato da Nanni Moretti – sarà pure un bravo attore ma personalmente a me fa cadere il latte sia per le sue movenze e soprattutto per quella voce urticante da viscido intellettualoide – leggere Caos Calmo significava identificare il personaggio di Pietro Paladini con quello cinematografico, quindi una lettura a priori “perdente”

 

 

Ma come dicevo all’inizio la vita è una concomitanza di eventi, banali o meno, che non fanno altro che presentare il conto ogni qualvolta viene rimandato.

Il libro era lì e io ho iniziato a leggerlo. Sin da subito la scrittura concepita come “pensata”, gettata dal fluire della mente nei fogli, dai ricordi che si innescano da soli senza evocarli, mi è piaciuta.

E cosi mi sono trovata a tu per tu con Pietro Paladini (no Nanni Moretti, per fortuna).
Pietro è un uomo apparentemente realizzato ma per una strana coincidenza si trova a salvare una donna dall’annegamento mentre la moglie muore.

Da qui uno scatenarsi di calmi caotici eventi, consciamente inspiegabili o incosciamente spiegabili (?) che lo allontanano, con l’alibi di un latente senso di colpa, con la giustificazione di salvaguardare la figlia, dal mondo che non è normale.

“Ormai è il mondo, stellina, a non essere normale. Polimeri, ormoni, telefonini, benzodiazepine, debiti, carrelli del supermercato, ordinazioni al ristorante, negozi di occhiali, A è innamorato di B ma B non è innamorato di A, i soldi finiscono sempre rubati, ogni morte ha un colpevole. Ecco cos’è il mondo. Non è più normale…”

Pietro si avvolge in una bolla insieme alla figlia, rifugge a ogni forma di responsabilità aspettando che tale bolla scoppi per gridare il suo dolore, senza sapere che proprio la bolla è il dolore.

 

 

Fermo, impassibile nel perimetro della scuola da cui non si muoverà per mesi a interrogarsi passivamente, in attesa!
E in quell’angolo di mondo prenderà coscienza di sé e di chi, fino allora, ha frequentato: uomini e donne strangolati dalle loro paure, individui sociali prigionieri delle loro ombre, esseri paranoici calpestati dalle nevrosi quotidiane.

Originale la combinazione delle microstorie dei personaggi forti e potenti, che, fluttuanti nel perimetro in cui ha scelto di vivere Pietro, frantumano la loro consistenza e il loro volume nel “muro del dolore ” diventando anonimi, appunto le ombre di cui hanno paura.

Lucida e giocosa risulta Claudia, la figlia di Pietro, l’unica che con la sua saggia innocenza ha capito tutto!
Buona lettura

P.s. e ora mi aspetta “Colibrì”

Recensione di Patrizia Zara

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Recensione 2

Un uomo, un lutto, una “panchina/muro del pianto” e una bambina.

Veronesi prende questi elementi e ne fa una bellissima storia di introspezione e di acuta osservazione della società.

Ci sono quelli che, di fronte ad una perdita importante, si disperano perdendo la direzione, quelli che crollano sotto il peso del dolore, quelli che si buttano sul lavoro per distrarsi…e poi c’è lui, Pietro Paladini, che non reagisce, si ferma e aspetta.

 

Aspetta che il dolore per la morte di sua moglie arrivi e lo sommerga, aspetta che la sua bambina di 10 anni pianga sua madre, aspetta il senso di colpa per aver salvato la vita di una donna, in mare, proprio mentre quella di sua moglie finiva (a sua insaputa, ma sotto gli occhi di sua figlia), aspetta che scoppi la bolla…

E mentre aspetta il suo dolore, assorbe quello degli altri.

E mentre aspetta, sta fermo. Letteralmente.

Niente più ufficio, niente più appuntamenti di lavoro, niente vita sociale: accompagna sua figlia a scuola e rimane lì, proprio lì, fuori dall’edificio, facendo la spola tra la sua automobile parcheggiata e la panchina dei giardinetti…ogni giorno, tutti i giorni, per 8 ore.

 

Ed ecco che quella panchina diventa il punto nevralgico di tutti quelli che gli orbitano intorno, che trovano in quella piccola oasi di pace, quasi fosse un luogo fuori dal mondo, estraneo al caos di una nevroticissima Milano, e in quell’uomo, così calmo e apparentemente incapace di guardarsi dentro, la forza di esternare se stessi, di vomitargli addosso tutti i loro problemi…

Da uomo sperduto a punto di riferimento
L’ uomo da consolare che diventa consolatore.
Da eroe per caso a padre confessore.
E sarà proprio questo ascolto, questa sua apertura alle miserie altrui, la strada attraverso cui passerà l’elaborazione del lutto.

Un libro solido, con una struttura perfetta ed una scrittura profonda, ma anche leggera.
Introspettivo, ma anche ironico…che fa riflettere, e che diverte.

 

Un libro in cui, sostanzialmente, sembra non accadere nulla, pervaso da un dinamismo statico (o da una staticità dinamica?), in cui il dialogo interiore diventa trama.

“LA PALLA CHE LANCIAMMO GIOCANDO NEL PARCO È TORNATA GIÙ DA UN PEZZO.
DOBBIAMO SMETTERE DI ASPETTARLA”.

Sarà poi vero?
Io non ne sono così sicura…
Teniamoci stretto il gioioso caos dei bambini, il disordine delle loro camerette, le scarpe slacciate, le sbucciature alle ginocchia…
Guardiamo in alto ancora per un po’.

Recensione di Antonella Russi

Titolo presente in Lettori e letture: che tipo di lettore sei?

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