CANTI DI GUERRA Stefano Nazzi

CANTI DI GUERRA, di Stefano Nazzi (Mondadori – maggio 2024)

Bel libro, ritmo incalzante, non ci sono pause nelle folli vite di Turatello, Vallanzasca, Epaminonda e tutti i personaggi che comandano o ruotano attorno alla criminalità di quegli anni Settanta e Ottanta. Persone spregevoli, balordi improvvisati, che per qualche motivo venivano anche apprezzate da una parte del popolo. Difficile, anzi impossibile salvarne una, un decadimento morale senza fine, senso di colpa inesistente, ho pensato che forse le persone cattive esistono, qui ce ne sono parecchie.

Ci sono tanti episodi a me sconosciuti e con particolari che ricorderò, come quello dei sequestri di persona, senza sequestrare realmente le vittime. Ci sono tante vittime, oltre a poliziotti e carabinieri, in queste storie ci sono anche inconsapevoli, spesso passati per caso in un luogo, un istante e sono morti senza sapere, senza capire chi fossero coloro che li stavano uccidendo. Sono rimasto schifato dal tenore morale di questi personaggi, si ritengono dei bravi ragazzi, gente che non ha mai ucciso sparando alle spalle, come se questo fosse un merito.

Le fughe di Vallanzasca sono quelle di un malato di mente, ma ancora peggio sono l’incompetenza delle forze dell’ordine, la corruzione nemmeno latente, la mancanza di preparazione di chi fa la guardia, e l’impossibilità di chiudere i conti una volta per tutte con questo squallido uomo che non si è mai ravveduto. Tre uomini, molto diversi tra loro, Francis Turatello, detto faccia d’angelo, mira al potere assoluto, Renato Vallanzasca, detto il bel René è l’anarchico che non vuole nessun capo, narciso fino al midollo, e Angelo Epaminonda noto come il Tebano, un violento e indisciplinato cocainomane.

Resta per me inconcepibile, come una persona nella vita, scelga di essere un criminale, di fare carriera, di uccidere consapevolmente, di picchiare, torturare, ricattare per libera scelta

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