BLONDE Joyce Carol Oates

bLONDE

BLONDE, di Joyce Carol Oates

Recensione 1

Jojce Carol Oates, statunitense, e’ considerata

oggi in America una delle più grandi scrittrici

viventi, se non la più grande.

Ispirandosi al mito intramontabile di Marilyn

pubblica nel 1999 questo libro, qualcosa di più e di diverso da una biografia : una mescolanza tra fatti reali e lavoro di fantasia.

Penso che a fare dell’attrice un’icona abbia
contribuito Andy Warhol con le ripetizioni seriali del suo volto :una sintesi formidabile.
Ma dietro l’immagine glamour – si sa – c’era
la donna : contraddittoria, fragile, affamata d’affetto e di conferme.
Proprio questo aspetto ha voluto sondare la
Oates, ripercorrendone la vita dall’infanzia alla
prematura, tragica morte.
Trattandosi di un’opera ponderosa ne sugge –
rirei la lettura a chi è nello stesso tempo
affascinato dalla sua immagine e attratto dal mistero di quello sguardo che sembra chiedere protezione.
Attenzione però, la lettura e’ impegnativa, ricca di particolari, digressioni, iterazioni, sostituzio-
ni dell’io narrante.
Nella 1°parte campeggia la figura della madre
Gladys, resa in modo magistrale nel suo pro-
gressivo disagio mentale, tale che il rapporto con lei è per Norma Jean una continua altalena tra speranze e delusioni.
Ricorda le madri anaffettive descritte dalla
Nemirowsky.
𝘐𝘭 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘦̀ 𝘵𝘦𝘳𝘳𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦.
Eppure è la prima persona a cui mendicare un
po’ d’affetto, felice quando nei suoi momenti
di euforia Gladys la porta la domenica a vedere le ville dei divi di Hollywood e a sognare.
𝘕𝘰𝘯 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘷𝘢𝘮𝘰 𝘢 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘢, 𝘦𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘷𝘢𝘮𝘰 𝘪𝘯𝘴i𝘦𝘮𝘦 𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘮𝘦𝘴𝘴𝘢.
Poi lo sbocciare precoce della sua femminilità,
il matrimonio a 15 anni, i primi passi come modella, l’ingresso nel mondo del cinema.

Un mondo spietato, fatto di uomini potenti

abituati a usare le persone per le loro ambizioni e per il loro capriccio…

Infine il Presidente. Anche lui uomo nel branco.

In fondo anche Norma Jean aveva le sue ambizioni, ma nessuno da bambina senza saldi punti di riferimento le aveva insegnato a gestire quella bomba pericolosa che era la sua sensuale bellezza.

𝘐𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘢𝘭𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘶𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘦 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘢 𝘦’𝘪𝘯𝘷𝘪𝘰𝘭𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦.
La Oates, pur affermando nella prefazione di aver scelto solo alcuni momenti emblematici
della vita della diva, col suo lavoro di introspezione penso sia andata molto vicina
alla verità di lei, restituendo dignità e profondità a quella che veniva chiamata a Holliwood, nel migliore dei casi, l’oca svampita.
Nel racconto della sua vita affiora – come una costante – la fatale distanza tra Marilyn, lo splendido involucro e Norma Jean, ragazza
semplice, persino ingenua.
(- Presidente, puoi chiamarmi Norma Jean –
-Per me sei Marilyn, e’ da un pezzo che volevo conoscere Marilyn. -)

E io che leggo essenzialmente per il piacere

di leggere, mi sono lasciata coinvolgere, straziare, ho sofferto, ho provato disgusto,

qualche volta mi sono commossa per questa

“blonde secondo Jojce Carol Oates”..

Recensione di Ornella Panaro

 

Recensione 2

È la biografia romanzata di Marylin Monroe (Norma Jeane), ricostruita – senza alcuna concessione alla frivolezza – dalla scrittura asciutta della Oates, che ne fa un ritratto spietato e commovente.

Norma Jeane ha cercato di “esistere” (nella famiglia, nell’amore, nel lavoro) ma presto ha dovuto rinunciarci e allora è nata Marylin, uno splendido contenitore vuoto, da riempire di volta in volta con quello che serve per diventare il personaggio del momento.

Ma soprattutto per assecondare i desideri degli altri e farsi amare, perché è questo che Norma Jeane veramente vuole.

Marylin Monroe ha il viso di un angelo e porta in giro un corpo mozzafiato, che ha imparato presto ad usare e che le ha procurato successo, soldi, passioni.

Perfetta come studiata a tavolino, in realtà fragilissima e indifesa; pericolosa per chi l’ha amata, micidiale per Norma Jeane.

Questo lunghissimo romanzo non fa sconti a nessuno; viene fuori il lordume dello star system e di quelli che ci gravitano intorno, ma non solo questo, purtroppo.
È una rappresentazione solo apparentemente leggera, in realtà sconvolgente, della natura umana: vittima e carnefice sono necessari l’uno all’altro e si scambiano continuamente i ruoli.
Fino all’inevitabile disastro.
Quanta tristezza mi ha lasciato! Per Norma Jeane certo, ma anche e soprattutto per tutte quelle persone vittime delle proprie insicurezze e dipendenze.
Che si dibattono tra l’incapacità di comprendere il senso della vita e l’impossibilità di trovare il proprio posto nel mondo… Quindi (pensandoci bene) ho finito di leggere questo libro piena di tristezza per buona parte dell’umanità, me compresa.

Recensione di Elena Gerla

 

Recensione 3

 

In queste ultime settimane sto comprando in libreria un sacco di libri e ho deciso di dar una ulteriore possibilità a Joyce, dopo che “Una famiglia americana ”e“ Pericoli di un viaggio nel tempo” mi avevano deluso e in misura minore “Ragazza nera, ragazza bianca”, che ha almeno il pregio di una certa originalità. “Blonde” viene presentato in una nuova veste grafica e si rivela un romanzo poderoso ma piuttosto intrigante sulla vita tormentata di Marilyn Monroe. Non si tratta di una biografia, perché si mescolano fatti storici e fiction e in modo abbastanza curioso i nomi veri delle persone coinvolte sono sostituiti da nomignoli o appellativi o cambiati. L’attrice viene presentata in vari momenti della sua vita, l’infanzia da bambina non amata abbastanza e ( forse) vittima di abusi, l’adolescenza con il primo matrimonio troppo affrettato con chi non ama e che non la capisce, la fama improvvisa e la carriera da ragazza-immagine, la carriera da attrice bambolona di cui si ripercorrono i film principali e il tracollo finale.

Le ferite dell’infanzia ti segnano e per tutta la vita Norma cerca l’amore che da bambina le fu negato. Per trovarlo diventa Marilyn, la bionda mozzafiato, che tutti gli uomini desiderano e che vuole essere disperatamente amata grazie al suo corpo perfetto dal Principe misterioso di turno come la Principessa buona dei film.

Marilyn risulta però essere solo una parte di quel grande contenitore che è Norma Jean. Norma non è solo bella ma molto intelligente e sensibile e sembra essere la sua profondità a rovinarla, oltre che le sue esperienze. Ci sono uomini inadeguati con cui intrattiene relazioni fallimentari di cui si serve per trasformarsi nei personaggi dei film che deve interpretare e numerosi aborti nella sua vita ( lei ne ricorda solo uno, durante le riprese di un film) e troppe pillole e alcol.

Molto spesso l’autrice la mostra attraverso gli occhi degli altri, che mostrano le sue contraddizioni, come se potesse essere solo interpretata attraverso gli altri. L’autrice non vuole svelare tutti i misteri della sua vita o analizzare in profondità il carattere e le ragioni delle sue scelte, anche se cerca di renderla più comprensibile attraverso le sue poesie.

Quello che le interessa e le viene bene risulta ricostruire uno scenario storico, quello di Hollywood tra fine anni Quaranta e Cinquanta, in cui lei si muove, tra maccartismo e terrore del pericolo rosso , delazione, sessismo, violenza sulle donne e omicidi impuniti ( ad un certo punto c’è un accenno ad un cadavere mutilato di tale Elizabeth Short che potrebbe ricordare la triste vicenda vera della Dalia Nera), elettroshock e altre barbare pratiche ancora tollerate nei manicomi.

Norma vive in questa Hollywood, che la imprigiona nella sua bellissima creazione Marilyn e tenta invano la carriera teatrale sposando Miller. Tutta la parte dedicata alla preparazione de “Gli spostati” ti fa venir voglia di vedere il film, anche solo per capire come mai fu un fiasco malgrado la qualità del regista e quella dello sceneggiatore.

Segue lo straziante racconto del crollo dell’attrice, sempre più persa e stordita, e un inedito ritratto di JFK, forse non troppo lontano dal vero in certe situazioni private.

Alla fine si tenta anche di abbozzare una spiegazione per la sua morte ma è la parte più debole del romanzo è poco convincente, anche perché si sono tentate spiegazioni migliori. Rimane comunque potente l’incipit della morte che viene a fare una consegna come un fattorino.

Con questo romanzo sono riuscita ad apprezzare la Oates e le sue indubbie capacità di scrivere bene e con stile. Ora mi piacerebbe leggere “Sorella mio unico amore”, ma pare fuori commercio per ragioni sconosciute.

Recensione di Eleonora Benassi

BLONDE Joyce Carol Oates

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.