
BITELS, di Giulio Fabroni (Sinnos – dicembre 2024)
Nella Roma povera e sgualcita del dopoguerra, Pinó, diminutivo di Pinocchio, è un tredicenne ingenuo e semplice che non dice mai bugie, non è mai uscito dal quartiere di periferia dove è nato, la Montagna del Sapone, e non conosce nulla del mondo.
Fino a quando ascolta una canzone dei Beatles.
Il gruppo ha appena iniziato la sua carriera, e in molti ancora guardano con diffidenza questi quattro capelloni che sembrano “finocchi” e i loro fan, ritenendo il loro “roccherró” un successo effimero. Quando Pinó scopre che proprio quel giorno suoneranno a Roma, non ci pensa due volte a partire per un viaggio di esplorazione anche interiore, per poterli ascoltare dal vivo.
Naturalmente non capisce nulla del testo, ma la musica gli entra nella testa e nel cuore e gli trasmette l’impulso a osare, esplorare, rischiare. “Se non avesse mai ascoltato i Bitels, sarebbe senz’altro cresciuto e morto alla Montagna del Sapone senza mai nutrire la minima spinta ad andare da qualche parte…la musica del Bitels gli aveva acceso nel cuore la benzina di un’avventura straordinaria. Ora si rendeva conto di essere corso giù dal nido, tuffandosi in un mondo spropositamente più grande di lui e scoprendo che era in grado di navigarlo”.
Tra queste pagine si respira un’atmosfera d’altri tempi, che al lettore adulto risveglierà una certa nostalgia per una realtà vissuta attraverso i racconti dei nonni e i grandi film degli anni Cinquanta, mentre ai lettori cui è idealmente dedicato, nativi digitali, susciterà incredula curiosità per un mondo in cui i ragazzini potevano attraversare una grande città a piedi da soli, senza Maps o GPS, essere invitati a condividere un piatto di pasta da una sconosciuta, azzuffarsi nelle strade, scalare il muro del teatro e lanciarsi dentro una nuvola di piccioni in fuga per assistere al concerto da clandestino.
Una bella storia, che si intreccia alla realtà, narrata con un linguaggio leggero, ironico e semplice, con l’inglese dei “Bitels” scritto come si pronuncia in italiano, e i capitoli numerati Uan, Ciú, Tri, in cui la musica diventa la chiave per aprire lo scrigno dei sogni e può spingere i ragazzi
a compiere l’irrealizzabile.
Scritto per ragazzi, ma godibilissimo anche per lettori adulti, soprattutto affetti da beatlemania!
Recensione di Maria Teresa Petrone
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