AMERICANAH Chimamanda Ngozi Adichie

AMERICANAH Chimamanda Ngozi Adichie Recensioni Libri e news

AMERICANAH, di Chimamanda Ngozi Adichie

Juneteenth è il nome con il quale il 19 giugno (fra qualche giorno la ricorrenza) alcuni stati americani ricordano il giorno in cui ufficialmente gli schiavi neri americani vengono dichiarati liberi ben due anni dopo la dichiarazione di emancipazione di Abraham Lincoln.

 

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Oggi che tutta l’America è in subbuglio per le morti e i soprusi ahimè ancora diffusi, mi chiedo cosa nasconde tanto odio per la pelle nera. E la mia risposta è l’ignoranza, la paura, la superficialità. Se dalla superficie ci muoviamo un tantino più in profondità ecco che le paure si placano perché vediamo i volti dietro alla pelle, con caratteristiche simili alle nostre, dagli occhi, ai sorrisi alle emozioni. Riconosciamo noi stessi nelle storie di chi è diverso solo se veramente cerchiamo di conoscerle.

 

 

Una sana curiosità aiuta a includere l’altro. E da lì si può pensare ad un futuro d’inclusione, di condivisione, di molteplicità culturale, sociale, economica. Sono questi temi cari alla scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie. In “Americanah” la protagonista Ifemelu, crea un blog che si chiama ‘Raceteenth’ (‘Razzabuglio’ tradotto in italiano da Andrea Sirotti – si sa la traduzione non si porta dietro tutto: qui si perde il riferimento storico ma a noi italiani ci viene in mente il Manzoni e altri riferimenti letterari aggiungono più che togliere) dove in maniera scherzosa, scanzonata e ironica condivide storie di africani in America dove la razza è un problema mentre in Africa non lo è.

Nascono così le sigle NA (nera americana) e NNA (nera non americana): «I blog erano una cosa nuova e poco familiare per lei. Ma […] desiderava altri ascoltatori e desiderava ascoltare le storie degli altri. Quante altre persone sono diventate nere in America? […] così era nato il suo blog […] lo aveva chiamato Razzabuglio o curiose osservazioni di una Nera non Americana sull’essere neri in America.» (p. 308)

“Americanah”, scritto nel 2013 e sapientemente tradotto per Einaudi, compare in Italia nel 2014 e ha ricevuto premi, attenzione e successo. Ci racconta la storia di una giovane donna nigeriana che immigra negli Stati Uniti dopo aver ricevuto una borsa di studio che coprirà in parte le spese e che la costringerà a cercarsi un lavoro per poter usufruire di questo privilegio.

 

 

Proprio questa necessità la porterà ad allontanarsi da Obinze, il suo fidanzato nigeriano al quale sarà rifiutato il visto per l’America e che verrà espulso da Londra perché immigrato senza documenti. Ifemelu avrà poi una vita di successi, di integrazione, con due storie amorose, ma il suo cuore la richiamerà a Lagos, dove torna e dove immancabilmente dovrà risolvere la questione amorosa ancora aperta con Obinze.

Chimamanda Ngozi Adichie, 42 anni, di etnia igbo, è una delle voci più originali della letteratura di lingua inglese degli ultimi anni. La sua opera si inserisce in un contesto culturale aperto che abbraccia la diversità e l’africanità come l’americanità e le migrazioni. Parla della tendenza dei giovani africani ad emigrare in tutto il mondo per ragioni di studio e/o di lavoro. In ‘Americanah’, il titolo stesso usa il nome che i nigeriani danno agli espatriati negli Stati Uniti.

 

 

La narrazione abbraccia tre continenti (Africa, Europa, Stati Uniti), copre un arco temporale di diversi decenni, attraverso la vita che scorre irrevocabilmente affronta nodi cruciali come l’americanizzazione, la migrazione, la razza e il femminismo. È una trama che tiene conto di tutte le dipendenze che costringono gli esseri umani ad assumere dei ruoli e poi a rimanerci incastrati.

La bellezza di Ifemelu e Obinze sta proprio in questo loro discostarsi dai ruoli e delle dipendenze, riuscendo così ad abbattere tutti gli ostacoli che si sono posti come muri macigni nelle loro vite. La distanza, le istituzioni (il matrimonio) e i pregiudizi non li fermeranno. Un bellissimo inno alla democrazia dell’uguaglianza dove tutti hanno diritto ad essere diversi e di godere dei diritti basilari umani.

Recensione di IO LEGGO DI TUTTO E TU? di Sylvia Zanotto

 

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