ALASKA Brenda Novak

ALASKA, di Brenda Novak

Ho letto di peggio, mettiamola così. È senza dubbio meno mediocre di Harry Quebert e meno demenziale de La psichiatra. Non è un capolavoro, l’indagine è pressoché inesistente ma bisogna riconoscere a questo romanzo una buona capacità di mantenere la tensione senza lanciare colpi di scena assurdi a vanvera nel bel mezzo della trama.

 

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La storia comunque suggerisce fin da subito la sostanziale assenza di una vera indagine, e l’assenza di un corpo di polizia sul luogo dei delitti mette subito in guardia il lettore: la Novak ammette di non essere Nesbo e ho apprezzato la sua onestà.

Alaska è quindi un libro sincero, si presenta come una buona lettura da spiaggia, e tutto sommato mantiene le sue promesse.

Trama: Evelyn é una giovane ma determinata psichiatra che ha subìto un trauma terribile in gioventù, quando fu rapita e seviziata insieme a 3 amiche da uno psicopatico di cui era innamorata. Dedica la vita a capire come salvare il mondo dai serial killer psicopatici e per farlo decide di aprire in Alaska una prigione in cui studiare i più terribili assassini d’America.

 

 

I POCHI abitanti del posto, già poco entusiasti di ospitare qualche centinaio di criminali pericolosissimi, diventeranno ancor più ostili al ritrovamento di 2 cadaveri in paese, cosa che non accadeva da decenni. Tra loro l’unico poliziotto nel raggio di parecchi km dovrà cercare il colpevole e proteggere Evelyn, che pare essere il vero bersaglio del nuovo serial killer. Nel proteggerla se la porta anche a letto, ma vista la scarsità di esseri umani non psicopatici o non deceduti non gli si può nemmeno dar torto.

Considerata appunto la presenza di un abitante per km quadrato in quella sperduta regione dell’Alaska, tutto il romanzo perde di credibilità… Praticamente dopo l’arrivo di Evelyn e della sua prigione tutto lo Stato dell’Alaska sembra darsi alla criminalità… Roba che il bel poliziotto lavora più in quella settimana con Evelyn che in tutta la sua carriera passata e futura.

 

 

Evelyn è un classico cliché: dopo il trauma subìto a 16 anni diventa un genio ad Harvard dove si laurea e poi dedica tutta la sua vita alla carriera.

Il bel poliziotto (non ricordo più il nome) si innamora di lei a prima vista. Ovviamente assomiglia a un surfista sexy californiano, solo che sta in Alaska e indossa una divisa. Pur non avendo mai sventato una rapina, partecipato a una sparatoria, indagato su un omicidio o inseguito un ladro se la cava bene a indagare su una serie di efferati e sconvolgenti omicidi.

 

 

Lo stile é fluido e ho apprezzato anche qui l’onestà della Novak: pochi paroloni, dialoghi semplici e visto il paesaggio poco vario dell’Alaska ha risparmiato decine di descrizioni paesaggistiche. Il romanzo punta sulla tensione, sul ritmo incalzante e sul bisogno di districare la matassa di guai e crimini che Evelyn ha portato in mezzo al quel nulla coperto di neve.

Considerata l’intenzione dell’autrice, che non è quello di scrivere un capolavoro ma di regalare una lettura incalzante, posso consigliare il romanzo a chi vuole qualche ora di svago e pathos.

Recensione di Giulia Baroni

 

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