Abbiamo intervistato Silvia Montemurro e parlato delle sue opere, in particolare l’ultimo romanzo “Le cicogne della Scala”
Intervista n. 228
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Come prima domanda le chiederei di presentarci il suo ultimo romanzo “Le cicogne della Scala“
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Le cicogne della scala è il mio nuovo romanzo uscito il 23 ottobre e parla sostanzialmente delle maestranze che sono state un po’ bistrattate dalla storia in generale e racconta la vicenda delle donne che si sono susseguite alla scala, ma non le ballerine o le cantanti famose, bensì quelli che lavoravano dietro le quinte. In particolar modo racconta la vicenda di due sorelle, Violetta e Fiamma, e della loro madre, ambiziosa, Juliette. Tutto all’interno della scala.
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Da quali basi è partita per scrivere un romanzo con così tanti elementi diversi al suo interno?
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La base da cui sono partita per scrivere questo romanzo è sicuramente la Scala come personaggio, quindi la Scala con le sue vicissitudini, i direttori d’orchestra che si sono susseguiti, le orchestre e anche i periodi storici: il periodo che la scala ha vissuto negli anni trenta di rivoluzione e di sfarzo e il periodo della seconda guerra mondiale dove appunto la Scala è stata colpita e bombardata ed è stato il primo monumento a essere ricostruito anche come simbolo di speranza per tutti i milanesi.
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Come descriverebbe il personaggio di Violetta?
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La Violetta è sicuramente un personaggio più maturo rispetto a Nora, leggermente più sicuro, entrambe sono però legate al mondo della sartoria e entrambe hanno delle difficoltà perché Nora è balbuziente, Violetta invece ha perso l’uso di una gamba e quindi zoppica. Entrambe devono confrontarsi con un mondo e con una società prettamente maschilista e classista.
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Personalmente ho sempre pensato che i romanzi storici abbiano un grande valore oltre al merito di far conoscere, anche a grandi linee, fatti più o meno noti della nostra Storia, e la vicenda delle “piscinine“, per citare un’altra sua opera ne è un esempio, non trova?
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Sicuramente lo penso anch’io, penso che le piscinine erano state dimenticate e grazie a questo romanzo e a tutto quello che ne è conseguito hanno potuto risplendere di nuova luce, come era stata dimenticata anche la cosiddetta Sonderstabmusik, che ai tempi della seconda guerra mondiale era una vera e propria task force ingaggiata da Hitler per rubare spartiti e strumenti musicali ai paesi conquistati. Anche nelle icone della scala, secondo me, viene fatto conoscere molto della storia appena, diciamo, trascorsa, per esempio, viene fatta notare la fatica delle donne a imporsi nel mondo della musica.
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Un elemento che mi sembra ricorrere è il contrasto tra il potere e il mondo dell’arte e della cultura (penso a Toscanini o a Longoni), un tema molto forte e attuale se pensiamo che oggi si rimprovera agli artisti il fatto di immischiarsi nella politica invece di pensare al proprio lavoro, condivide?
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Io credo che essere artisti sia già un atto politico, e quindi credo che fare arte in qualche modo riguarda anche la politica e l’ha riguardato in passato e lo riguarderà sempre. Quindi Toscanini o Longoni sono due personaggi che sono da ammirare, che io ammiro moltissimo per la loro capacità di aver usato l’arte per comunicare un messaggio importante. Alla fine lo scopo ultimo dell’arte è quello di emozionarsi ma anche di salvaguardarsi, di salvarsi.
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La comunicazione e la condivisione passano sempre più spesso attraverso I Social, qual è il suo rapporto con questa realtà?
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Io uso molto i social perché ci devo lavorare quindi per me sono uno strumento davvero importante Sono molto preoccupata per quello che potrebbero fare i social in futuro perché io non sono nata con un telefonino in mano come spesso invece accade alle nuove generazioni, quindi mi ritengo fortunata perché faccio parte ancora di quella categoria di persone che riesce a vedere i social come uno strumento di lavoro, di condivisione di idee e di informazione. Mi rendo conto che per molti, soprattutto giovani, ma non solo, oggi non è più così.
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Un’ultima domanda. Lei ha scritto tante opere diverse, ce ne è una che a suo dire avrebbe meritato maggiore considerazione o non sia stata capita fino in fondo?
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Beh, ci sono due opere in realtà che secondo me meritavano più attenzione. Una è sicuramente la già citata, L’orchestra rubata di Hitler, perché in quell’opera c’è un altro grande fatto dimenticato della storia, che è appunto quello di questa task force di cui ho parlato prima e che in qualche modo è stato un po’ insabbiato rispetto per esempio all’altra task force, quella per dire recitata in Monuments Man. Invece per quanto riguarda l’altro romanzo io direi che I fiori nascosti nei libri sono quel romanzo che ha sofferto un po’ l’avvento del Covid e per questo si è proprio un po’ perso e invece meriterebbe perché anche quello è un romanzo che narra una vicenda storica piuttosto interessante con dei risvolti e dei temi attuali.
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Intervista di Enrico Spinelli
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LE CICOGNE DELLA SCALA Silvia Montemurro
LA PICCININA Silvia Montemurro
L’ORCHESTRA RUBATA DI HITLER Silvia Montemurro
I FIORI NASCOSTI NEI LIBRI Silvia Montemurro
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