Abbiamo intervistato Sacha Naspini e approfondito le sue ultime opere “Bocca di strega” e “Errore 404”

Abbiamo intervistato Sacha Naspini e approfondito le sue ultime opere “Bocca di strega” e “Errore 404”

 

Intervista n. 248

 

Sacha Naspini

 

 

 

  1. L’anno appena passato ha visto la pubblicazione di due romanzi, comincerei parlando di Bocca di strega, come ce lo presenterebbe?

È l’incursione in un pezzo di mondo affascinante, che ho avuto modo di esplorare in prima persona (ne parlo nelle Nostre assenze), ma soprattutto attraverso le restituzioni di vari personaggi che erano tombaroli e trafficanti nella Val di Cornia, tra il ’71 e il ’72. Tizi dalla doppia vita; e la provincia sganasciata, difficile, che però di colpo esplode nel traffico dei reperti. Da qui, le dinamiche umane: cosa succede se d’un tratto ti accorgi di essere seduto su una montagna di soldi? Senza considerare il terremoto interiore di chi profana tombe, tocca oggetti, vìola intime sacralità… Insomma, una terra cattiva, eppure capace di restituirti un tesoro in grado di cambiarti la vita. Per contro, la brutalità (questo il vero danno compiuto dai tombaroli): interrompere un racconto. Far sparire un oggetto, può sottrarci informazioni importanti sugli usi di un popolo antico. Insomma, la debolezza e le necessità pratiche, messe a confronto con questo tema. E poi c’è da capire le cause di una certa morte… In breve: una storia d’amore e vendetta, che gira intorno al traffico mondiale dei reperti etruschi, forse non tanto indagato.

 

 

 

  1. Quanto lavoro di ricerca è stato necessario per realizzare una storia come questa, che vede protagonisti tombaroli e trafficanti?

È stato bello parlare con queste persone. Sentivo di dover fare una “tara” a quel che mi veniva detto… Una cosa che spesso saltava fuori (a parte lo sgomento dei miliardi), era la febbre dell’andare a tombe. Una specie di dipendenza. Significava molte cose.

 

  1. Il commercio di opere d’arte, che ha fatto la storia e la fortuna di tanti musei, apre una riflessione sul rapporto odierno con l’arte, una realtà dove sempre più spesso entrano in gioco interessi economici e profitti, cosa ne pensa a riguardo?

È stato così, e in parte è ancora così, a quanto mi dicono… È commovente il fatto che alcuni direttori di musei si sottraggano a certi incontri per parlare di questo libro: temono di mettersi dalla parte di chi sta caldeggiando “romantici pirati di terra”… Io faccio un altro lavoro: scatto fotografie – come se tu te la prendessi con Gomorra, perché dà un’immagine di Napoli di un certo tipo. Mi interessano le persone, calate in un determinato contesto e sorprese dal tale spunto. Cosa succederebbe se… In Bocca di strega ci sono alcuni interrogativi su come viene gestito il patrimonio artistico in un Paese come il nostro, dove sposti un sasso e viene su una cattedrale.

 

  1. E veniamo all’altra opera uscita lo scorso anno, Errore 404, un romanzo molto diverso per caratteristiche e struttura. Come è arrivato a concepirlo?

Di getto. Un libro davvero pazzo… Io sono ancora esterrefatto: il mio editore lo prese all’impronta. Anzi, dopo una chiacchierata a Parigi, mi rincorse per alcuni giorni per leggerlo. Io non volevo darglielo, avevo tanti dubbi… Ma e/o è una casa editrice miracolata, mi disse: «Per andare dove devi andare, devi passare da qui. Attraversiamolo questo posto insieme». Un editore così non lo trovi. Dico sul serio. Specie oggi.

 

 

 

  1. C’è qualcosa in particolare che l’ha ispirata nella creazione di un protagonista peculiare come Andrea Arcadi?

Certo. Anch’io, come lui (come tutti), cerco di “intonare la migliore versione di me”. Soprattutto per le persone a cui voglio bene. Errore 404 è il viaggio nei viaggi nel tempo che questo personaggio compie per arrivare lì, in “un altrove più giusto di sé”. Andrea Arcadi è uno strumento che lui stesso impara ad accordare. Forse non facciamo che quello, giorno dopo giorno. Un tentativo alla volta.

 

  1. Andrea ha il potere di richiamare episodi del passato attraverso il gusto, un elemento che ricorda la madeleine proustiana e allo stesso tempo è forse il senso più sottovalutato quando si parla di memoria. Che rapporto ha con questi due elementi, gusto e memoria?

Sono banale: ci sono sapori che mi catapultano – seppure per un attimo infinitesimale – in un posto che torna vivo, vero. Lo stesso accade con la musica: mi sorprende il tale brano e piombo chissà dove, nell’istantanea di un me che non esiste più da decenni… Errore 404 gira intorno a questa faccenda: siamo il risultato (in divenire) di un percorso. E se per caso avessi l’opportunità di ristabilire certe traiettorie?

 

 

 

  1. La sua attività letteraria ha un ritmo pressoché costante, quanto è difficile e/o stimolante trovare nuove storie da raccontare e quali caratteristiche devono avere per colpirla al punto da trasporle in romanzi?

Di solito, all’inizio c’è una domanda, o l’intuizione di un gesto. Una storia carina la sappiamo scrivere più o meno tutti, credo. Poi c’è la voce, il portamento, la struttura, l’intenzione, il sottotesto (circolano acclamati consulenti editoriali che ancora confondono il precipitato silenzioso con l’omissione. Boh…). C’è il tuo immaginario. Il punto di vista da cui guardi le cose. E tanto artigianato. Soprattutto quello. E la disciplina. Per quanto mi riguarda, la storia è il meno – non che non conti. Mi serve principalmente una musica (so che non mi sto spiegando, scusa). E molte altre cose, che non è possibile dire qui.

 

Sacha Naspini

 

 

  1. Dalla precedente intervista che ci ha concesso emergeva un suo rapporto distante con i social, vorrei sapere se è cambiato qualcosa, se ritiene che siano un sistema valido per far arrivare le sue opere a più persone.

Macché, continuo ad essere sciatto. Forse lo dissi anche nell’altra intervista: i miei profili sono una specie di ufficio stampa di me medesimo abbastanza noioso, credo. Di sicuro i social sono uno strumento utile per far conoscere la propria attività, soprattutto se hai talento nel saperti vendere; ci vuole tempo, costanza. Io sono molto geloso del mio tempo, e ho paura di restare incastrato nella dipendenza da consenso – quella botta di endorfine che ti giustifica nel mondo. Così non commento tempestivamente casi di cronaca politica, non pubblico foto con persone famose (e non) che ho conosciuto e sono morte, non indico serie tv o libri indimenticabili, non illumino l’universo-mondo con apostrofi definitivi. Il problema è che non dico: annuncio il tale evento, la tale pubblicazione (che tristezza, no?), stop. Non scrivo niente, neanche sui giornali. Se capita, sono racconti, o sporadiche cazzate di cui si può fare dolcemente a meno. Non sono neanche un fan della battuta ironica o (peggio) cinica del giorno… Mi repelle l’idea di scivolare nell’esibizione. A volte metto delle cose dei viaggi. Ecco, scrivere dei viaggi mi piacerebbe… Poi che ne so, magari domani mi sveglio storto e comincio a pubblicare post come un pazzo. Come diceva qualcuno: “Della coerenza, mi piace l’incoerenza…”.

 

  1. Come ultima domanda, ringraziandola per la disponibilità, le chiedo qual è a suo parere l’opera che consiglierebbe a un nuovo lettore per conoscere la sua proposta narrativa.

È piccino (in termini di pagine), e forse fa qualcosa: Nives. Una fessura che potrebbe portarti ad altri salti su temi che mi stanno a cuore. Un ponte per I Cariolanti, per esempio, o Ossigeno. Di sicuro è una fessura per spalancare la porta delle Case del malcontento – ma attenzione al finale, mi sono stancato di spiegarlo (scherzo).

 

Intervista di Enrico Spinelli

 

BOCCA DI STREGA Sacha Naspini

BOCCA DI STREGA Sacha Naspini

 

LE CASE DEL MALCONTENTO Sacha Naspini

LE CASE DEL MALCONTENTO Sacha Naspini

 

 

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