Abbiamo intervistato Marilù Oliva che con le sue opere rilegge le opere classiche dal punto di vista delle figure femminili

Abbiamo intervistato Marilù Oliva che con le sue opere rilegge le opere classiche dal punto di vista delle figure femminili che diventano protagoniste.

 

Intervista n. 261

 

Marilù Oliva

 

 

Innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista. Prima di approfondire le tue opere ti chiedo quali sono gli obiettivi con cui ti approcci a un romanzo?

L’unico obiettivo è cercare di scrivere qualcosa di buono, di onesto. Per “onesto” intendo qualcosa che non tradisca il patto con chi mi legge, quindi cerco di scrivere con uno sguardo o una prospettiva diversi, quando davvero sento la necessità di un libro (il che accade spesso, ma è anche vero che vivo di rendita, perché volevo diventare scrittrice fin da quando avevo vent’anni e il sogno si è realizzato quando avevo in cantiere già diversi progetti).

Immagino che un lavoro che riguarda la rilettura di classici della letteratura preveda un certo lavoro di ricerca, quanto è difficile e quali sono le insidie in questo tipo di operazione?

Per me non è stato difficile, soltanto molto impegnativo, forse perché “frequento” questi grandi autori da sempre, anche grazie al mio lavoro di insegnante. Certo ero spaventata all’inizio, sapendo che stavo maneggiando una materia per me sacra. Gli ostacoli più grandi sono stati, in generale, la gestione del tempo da dedicare alla scrittura (che è sempre poco e frammentato) e della mole di informazioni (il mito è vastissimo e ha tante diramazioni, anche a causa della tradizione orale con cui è stato inizialmente trasmesso).

Il mettere in primo piano le figure femminili protagoniste sembra essere in parte un atto di doverosa giustizia verso soggetti che non sono certo da meno rispetto alla controparte maschile, dall’altro la possibilità di offrire un punto di vista completo ed esaustivo su eventi più o meno noti, condividi?

Certo: il mio lavoro non è stato di riscrittura ma di incisione: come uno scalpellino scava il marmo, così io ho cercato di far emergere le personalità di queste figure femminili. L’Odissea, ad esempio, è un libro dove le donne hanno un ruolo speciale. Ma loro erano già lì, pronte ad essere ascoltate, ciascuna con la propria forza e il proprio carattere: la frivola Calipso che si vuole tenere stretto Ulisse come se lui fosse il suo toy-boy, la multiforme Atena che veglia sull’eroe e lo consiglia, Circe che, per non farsi mettere i piedi in testa dagli uomini tenta di sopraffarli, Penelope che è figura femminile speculare al marito, in quanto astuta e saggia come lui. Sono tutte grandi donne, incluse una schiava, la nutrice Euriclea, abituata a stare sullo sfondo, eppure anche lei si rivelerà preziosa. Senza di loro l’eroe sarebbe davvero in difficoltà.

Quanto è importante trovare un equilibrio tra la libertà artistica e il rispetto per il testo originale?

Molto importante, ma una volta individuato il metodo, è stato tutto più chiaro: io volevo riscrivere dei testi mantenendomi fedele all’originale e solo in qualche caso concedendomi qualche licenza. L’Odissea è stato un vero e proprio omaggio a Omero, nell’Iliade ho immaginato cosa accadesse dentro Ilio, mentre riportavo scrupolosamente le vicende che imperversavano nel campo di battaglia. Con l’Eneide è stato un altro discorso ancora: mi sono concessa una libertà più grande: ho fatto sì che Didone non morisse.

E veniamo alla tua ultima pubblicazione, “La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta, Maddalena e le altre”, un lavoro certamente di spessore, quali elementi ti hanno sorpreso nell’approccio al Testo sacro per eccellenza e qual è il messaggio principale che ti senti di condividere a riguardo?

Il mio messaggio, da non credente che osserva ogni fede con rispetto, è: La Bibbia è un libro bellissimo, leggetela interamente. Per quanto riguarda le donne, mi ha sorpresa quanto siano differenti eppure vicine a noi. Penso a Eva e alla sua dissidenza, o alle matriarche. All’inizio, nella Bibbia, sembra che le donne siano preposte quasi esclusivamente al compito di mogli e madri, tanto che la fertilità per alcune di esse diventa un’ossessione. Altre emergono con forza e dolcezza: penso a Miriam, che protegge il fratello (quindi le sorti del popolo ebraico), danza, intona inni, condivide scelte politiche. Alcune attendono, con­sigliano, aggiustano le mosse sconsiderate dei mariti, come Abigail. Poi ci sono le figure eroiche, quali Giuditta o Ester. Nel Nuovo Testamento, Gesù ha mostrato un lato inedito sul versante considerazione delle donne e ce lo racconta Maddalena: in ogni scambio o relazione si è mostrato benevolo, attento, comprensivo, libero da pregiudizi.

 

 

Leggere la Bibbia significa entrare in contatto con un universo di figure femminili che nel Testo sono ben rappresentate, eppure la Chiesa per tanto tempo- e ancora oggi ci sono molte criticità- le ha spesso messe in ombra se non peggio, a cosa è dovuto questo e cosa si può fare a livello culturale e narrativo per invertire questa tendenza?

Questa è una bella domanda sociologica a cui mi verrebbe da rispondere: si può rimediare con la cultura, l’apertura, l’empatia. Questo, su ogni fronte, non solo su quello religioso, perché il problema della svalutazione femminile è esteso a tutti i campi della società, nonostante siano stati fatti dei passi in avanti nel Novecento. Ma c’è ancora molto da lavorare.

Prima, però, vi inviterei a leggere i libri della – purtroppo scomparsa – Chiara Frugoni, che ci ha fatto capire quanto le donne siano state poste in una condizione minoritaria anche per tutto il Medioevo e questo proprio per via di una tendenziosa interpretazione della Bibbia.

Con “L’Eneide di Didone” sale in primo piano la nota regina cartaginese, forse il personaggio che rimane più impresso dell’opera di Virgilio a parte il protagonista ovviamente. Quale aspetto di questa donna secondo te non è stato capito fino in fondo o merita di essere riscoperto?

Eneide, detta Elissa, era una ragazza fenicia di Tiro, appartenente a una ricca famiglia. Ma è stata prima di tutto una ribelle, una pioniera, la guida di esuli, una viaggiatrice e una fondatrice (in un’epoca in cui erano gli uomini a fondare città e a guidare flotte). Didone non si uccise affatto perché veniva abbandonata, come Virgilio volle farci credere. Didone non conobbe mai Enea, perché lei visse nel IX secolo a.C., lui quattrocento anni prima. Al contrario, la sua vera storia ci racconta che Didone si uccise per sfuggire a un matrimonio cui sarebbe stata costretta e il suo sposo getulo l’avrebbe messa in un cantuccio, zittita, annullata. Io ho eliminato il suicidio e ho seguito la struttura dell’Eneide originaria, con un piccolo dettaglio: a un certo punto lei si sostituisce a Enea e prosegue il suo viaggio, compiendo azioni che allora erano precluse a una donna, come ad esempio visitare gli Inferi.

E veniamo così ai tuoi romanzi dedicati ai poemi omerici, dove il materiale di lavoro non mancava e dove tante erano le figure femminili da valorizzare, cosa che a mio avviso è stata fatta benissimo scegliendo un approccio sintetico ma esaustivo. Su quali elementi hai concentrato maggiormente la tua attenzione e quanto è stato impegnativo raccogliere e condensare tutto il materiale necessario?

Per affrontare un retelling credo sia doveroso innanzitutto studiare approfonditamente il testo di partenza. Poi informarsi su altre fonti, saggi, etc. E infine entrare in quello spazio magico che solo l’immaginario consente, dove i confini spazio temporali sono annullati e lì sbizzarrirci con la nostra fantasia e la nostra capacità interpretativa.

Tornando a monte devo ammettere che leggendo le tue opere si percepisce una grande cultura ma più che una guida riesci a essere quasi una compagna di viaggio che riscopre con chi legge la storia di queste donne straordinarie, cosa ne pensi?

Penso che le tue parole mi fanno tanto piacere e ti ringrazio. I miei non sono saggi, ma omaggi a questi grandi autori che vissero millenni fa e sono molto felice se diventano un tramite per riaccostarsi alle versioni antiche. Faccio un esempio. “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”, “L’Iliade cantata dalle dee”, “L’Eneide di Didone” e “La Bibbia raccontata da Eva, Maddalena, Giuditta e le altre” sono adottate anche nelle scuole, grazie a un’associazione, Demea, che le porta in giro in tutta Italia. Quando incontro le classi, la più grande soddisfazione e quando studenti e studentesse mi dicono: “Sa che dopo aver letto il suo libro ho deciso di leggere integralmente anche l’originale?”

Ormai va da se che i Social siano lo spazio dove avviene il confronto/scontro e la divulgazione, qual è il tuo rapporto con questa dimensione?

Ho un buon rapporto, ma credo che tutto vada preso con equilibrio, quindi mi ci dedico per un tempo limitato. D’altro canto guardo con gratitudine a questa nuova dimensione alla portata di tutti, che annulla tante barriere e che ci mette in connessione.

Come ultima domanda, ringraziandoti per la disponibilità, ti chiedo quale potrebbe essere la tua prossima meta narrativa, considerando che per esempio la mitologia greca avrebbe ancora un bel po’ di storie delle quali sarebbe utile e giusto sentire il punto di vista delle protagoniste.

Per scaramanzia e per prudenza parlo sempre poco di ciò che sta per succedere. Posso solo dirti in anteprima che a luglio uscirà la ripubblicazione di un mio noir e che a gennaio uscirà un nuovo romanzo, entrambi per Solferino.

 

Intervista di Enrico Spinelli

 

L’Eneide di Didone Marilù Oliva

L’ENEIDE DI DIDONE Marilù Oliva

 

L’Iliade cantata dalle Dee Marilù Oliva

L’LIADE CANTATA DALLE DEE Marilù Oliva

 

 

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